Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



La rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO A KRISHNA

Fondata nel 1944


FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

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NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

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© Bhaktivedanta Book Trust – Tutti i diritti riservati – Ritorno a Krsna – Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989- Vol. 13 N. 5, SETTEMBRE - OTTOBRE 2001
Fotolito: Scriba, FI.
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


GOVINDA
La Persona originale
Le qualità personali non potrebbero esistere nel mondo materiale, se l’origine di tutto ne fosse priva.

di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya dell’associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

Il nome Govinda indica una persona che dà piacere alle mucche e ai sensi. Ci sono molte incarnazioni di Dio, ma Govinda (Krsna) è l’adi-purusa, cioè la persona originale. Come tale Egli, tecnicamente parlando, non è un’incarnazione di Dio ma Dio stesso, la sorgente di tutte le incarnazioni. Govinda non è una qualche effulgenza impersonale o il vuoto, bensì una persona completa sotto ogni aspetto.
Se l’origine di tutto non fosse una persona, come potrebbero esistere così tante persone o esseri viventi individuali – siano essi uomini, animali, esseri celesti, alberi o piante – in tutto l’universo? Ogni essere vivente è un’anima individuale spirituale ed ogni anima individuale spirituale è una persona. Come può allora l’origine di tutto essere impersonale e niente più? Le qualità personali devono esserci in Lui, altrimenti non potrebbero riflettersi nel mondo materiale. Questa, dunque, è la conclusione del Signore Brahma nel verso govindam adi-purusam tam aham bhajami. Il Signore Brahma è la prima creatura in questo universo e nella Brahma-samhita afferma che anche la sua origine è una persona. “Adoro la persona originale”, afferma nella Braham-samhita.
Il mondo intero è vittima della concezione impersonalista. In realtà nessuno sa nulla, naturalmente, però, attraverso la speculazione, gli uomini hanno sviluppato una filosofia impersonalista. Ma come può reggersi questo impersonalismo? Esso è contraddetto da ogni nostra esperienze, perché ogni essere individuale è una persona e la totalità completa da cui hanno origine tutti gli esseri viventi è anch’essa una persona. Adi purusam


LA CONOSCENZA DEL SIGNORE BRAHMA

Questo è ciò che afferma il Signore Brahma che, avendo creato l’universo, sa bene che cosa contiene. Conosciamo pochissimo ciò che è dentro quest’universo e quello che esiste oltre ci è totalmente sconosciuto. Questo comunque non è il caso del Signore Brahma è adi-kavaye, che significa che è la prima persona dotata di conoscenza, il creatore di quest’universo. Tene braham hrda ya adi-kavaye muhyanti yat sarayah (Srimad-Bhagavatam 1.1.1). L’origine di tutto, L’Assoluto, il summun bonum, non può essere impersonale perché è l’origine di Brahma che è una persona. Non abbiamo esperienza di una persona che provenga da qualcosa di impersonale: poiché mio padre è una persona, anch’io sono una persona. Percorrendo all’indietro i nostri alberi genealogici, possiamo constatare che ogni persona proviene da un’altra persona e, se in qualche modo fosse possibile percorrere all’indietro i nostri alberi genealogici, possiamo constatare che ogni persona proviene da un’altra persona e, se in qualche modo fosse possibile percorrere all’indietro le nostre origini fino all’inizio della creazione, troveremmo al persona originale che Braham sta pregando. L’origine dell’universo non è il vuoto né qualche pasticcio primitivo, l’origine è una persona dotata di conoscenza. Braham, che è la prima creatura, riceve la conoscenza dalla persona originale e questo è descritto nello Srimad-Bhagavatam. La parola brahma significa jnana ovverosia conoscenza. Ci si può chiedere come ha potuto Brahma essere istruito da un’altra persona, se egli è la creatura originale in questo universo. Qual è stato il maestro spirituale che egli ha trasmesso la conoscenza?
Nello Srimad-Bhagavatam viene riferito che quella conoscenza si manifestò nel cuore di Brahma. Dio è situato nel cuore di ognuno e sebbene Brahma fosse la prima ed unica creatura a quel momento, l’altra persona, l’adi-purusa, era nel suo cuore. Nella Bhagavad-gita (18.61) viene anche affermato che isvara, il Signore Supremo, situato nel cuore di ognuno, dirige tutti.

isvarah sarva-bhitanam
hrd-dese ‘rjuna tisthati
bhramayan sarvaa-bhutani
yantrarudhani mayaya

“Il Signore Supremo è presente nel cuore di ognuno, o Arjuna, e dirige l’errare di ogni essere vivente che è situ-ato nel corpo, simile a una macchina costituita di energia materiale.”
Coloro che non sono devoti non possono comprendere come avvenga che Krsna o Dio dia istruzioni all’interno del cuore, ma i devoti possono comprenderlo. I devoti quindi cercano di ascoltare il Signore nel loro cuore, ma per sentirLo davvero è necessaria questa speciale qualifica. Si deve essere ad un certo livello di avanzamento spirituale. Nella Bhagavad-gita (10.10) Krsna afferma che a coloro che Gli sono devoti dà i mezzi con cui possono comprenderLo:

tesam satata-yuktanam
bhajatam priti-purvakam
dadami buddhi-yogam tam
yena mam upayanti te

“A coloro che Mi servono sempre con devozione e amore, do l’intelligenza necessaria per venire a Me.”
Le parole tesam satata-yuktanam significano “essere impegnati.” I devoti di Krsna s’impegnano a tempo pieno nel servizio devozionale solo per amore (priti-purvakam). I devoti provano sempre piacere pensando: “Ecco un’opportunità per servire Krsna.” Più s’impegnano nel servizio, più provano piacere e più velocemente fanno avanzamento nella vita spirituale. Nessuno chiede di smettere di servire. Quando eseguiamo qualche servizio materiale, ci stanchiamo e pensiamo: “Oh quanto ho lavorato. Ora mi prenderò un po’ di riposo.” Invece, quando si compie un servizio spirituale, in realtà riceviamo più energia e diciamo: “Voglio servire di più.” A un devoto così sincero, il Signore, che risiede nel cuore, dà le Sue istruzioni; “Fai questo e ben presto verrai a Me.”
Egli dà anche istruzioni di tipo differente a quelli che non vogliono tornare da Lui. “Vuoi fare questo? Ecco allora l’occasione. Se vuoi rubare, fai pure.” Se non desideriamo tornare da Krsna, se desideriamo dimenticarLo completamente, Egli ci darà questa opportunità, perché Egli soddisfa sempre i nostri desideri. Conseguentemente nella Bhagavad-gita (15.15) è affermato che Egli ci permette di ricordarLo e ci consente anche di dimenticare se questo è il nostro desiderio.

sarvasya caham hrdi sannivisto
mattah smrtir jnanam apohanam ca
vedais ca sarvair aham eva vedyo
vedanta-krd veda-vid eva caham

“Sono nel cuore di ogni essere e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi. In verità Io sono Colui che ha composto il Vedanta e sono Colui che conosce i Veda.”


NON UNA PERSONA COME NOI

Le persone comuni non riescono a comprendere come Dio possa essere una persona perché pensano: “Dio deve essere una persona come me.” Perciò in alcune scritture si nega il concetto di personalità perché non appena uno sciocco lo accetta pensa subito: “Dio è una persona come me.” Perciò viene detto; “Dio non è una persona”,e in alcune religioni, come in quella ebraica, non sono permesse neppure le immagini di Dio nella forma di quadro o di statua. Questo però non significa affermare che Dio non è assolutamente una persona. Quando viene detto che Dio non è una persona, dovremmo capire che non è una persona come noi. In realtà Egli è una persona, ma di tipo differente da noi. Isvarah paramah krsnah sac-cid-ananda-vigrahah: la Sua personalità è eterna e il Suo corpo non è mortale come i nostri. Il Suo corpo è pieno di conoscenza e i nostri d’ignoranza. Inoltre Egli è isvara, il controllore, mentre noi siamo i controllati. Come potrebbe dunque Dio essere una persona come noi?
Poiché siamo incapaci di comprendere come la Verità Assoluta possa essere una persona, dobbiamo imparare da Brahma, il supremo poeta e saggio dell’universo che è la prima persona creata. Noi apparteniamo alla Brahma-sam-pradaya ovverosia alla successione disciplina che parte del Signore Brahma; perciò accettiamo le affermazioni di Brahma e adoriamo Govinda adi-purusam.
Possiamo non conoscere questo adi-purusa, ma se seguiamo le orme degli acarya, grandi guide spirituali, non avremo difficoltà. Govinda istruisce Brahma nel cuore e Brahma istruisce il suo discepolo Narada e Narada istruisce il suo discepolo Vyasa. Il discepolo di Vyasa, Madhvacarya riporta lo stesso messaggio, poi Isvara Puri e poi il suo discepolo Caitanya Mahaprabhu, poi i Goswami e così via. In questo modo la conoscenza viene ricevuta per mezzo della parampara, secondo la successione disciplina. Quando lo stesso messaggio viene ripetuto senza modifiche, la conoscenza è trasmessa in modo perfetto.


INCARNAZIONI DI DIO

Dagli sastra, o scritture, apprendiamo che l’adi-purusa o persona originale si espande in molte incarnazioni. Queste incarnazioni sono diverse e le loro attività vengono descritte nello Srimad-Bhagavatam. In un’occasione di Sri Krsna s’incarnò in un cinghiale, Varaha, e sollevo il mondo quando era immerso nelle acque dell’Oceano Garbhodaka. Il demone Hiranyaksa aveva spinto la terra nella metà dell’universo piena d’acqua e Sri Krsna, nella forma di cinghiale, non solo salvò il pianeta, ma distrusse il demone. In un’altra occasione il Signore apparve come un pesciolino in un vaso d’acqua, col tempo questo pesce diventò più grande e fu necessario portarlo in un lago.
Il pesce continuò a crescere e quando diventò enorme, informò Manu; “Sta per arrivare la distruzione. Prendete tutti i Veda e metteteli in una barca, Io li proteggerò.”
Perciò Jayadeva Gosvami nella sua preghiera canta: “Mio Signore, Tu nella forma di pesce, salvasti i Veda, quando ci fu la distruzione.”
Le incarnazioni di Dio sono descritte nelle preghiere offerte da Jayadeva Gosvami, un poeta Vaisnava cha apparve circa settecento anni prima del Signore Caitanya. Jayadeva era un grande devoto e scrisse una famosissima canzone sul Signore intitolata Gita-govinda. Egli offre un’altra preghiera all’incarnazione tartaruga. Una volta i demoni e gli esseri celesti usavano una grande collina come zangola e con essa stavano frullando l’oceano. L’appoggio della zangola era il guscio dell’incarnazione tartaruga. Jayadeva perciò pregava: “Tu apparisti come una tartaruga proprio per essere un appoggio per la zangola. Ti prudeva il dorso e Tu accettasti questa collina per grattarTi.”
In un’altra incarnazione, Nrsimhadeva, il Signore apparve per salvare Prahlada Maharaja, un bambino di cinque anni torturato da suo padre che era un ateo. Il Signore uscì da una colonna del palazzo del padre mezzo uomo e mezzo leone. Il padre di Prahlada, Hiranyakasipu, aveva ricevuto una benedizione dal Signore Brahma che gli assicurava che non sarebbe stato ucciso né da un uomo né da un animale, infatti il Signore apparve in una forma che non era né di uomo né da un animale, infatti il Signore apparve in una forma che non era né di uomo né di animale. Noi pensiamo spesso di poter ingannare il Signore con La nostra intelligenza, ma il Signore è più intelligente di noi. In un’altra incarnazione il Signore apparve come Vamana, un nano. Il Signore Vamana apparve davanti a Bali Maharaja, che aveva conquistato tutti i pianeti dell’universo sconvolgendo così gli esseri celesti.
Vamana disse: “Io sono un brahmana e sono venuto a chiederti la carità.”
Bali Maharaja rispose: “Si, Ti darò quello che vuoi.”
Il nano chiese solo tre piedi di terra e Bali Maharaja soddisfece il Suo desiderio. Vamanadeva allora fece un passo e ricoprì l’altra metà.
Bali Maharaja allora disse: “Non c’è altro che Tu possa prendere con terzo passo, allora per favore poni il Tuo piede sulla mia testa.”
In un’altra incarnazione come Parasurama, il Signore uccise tutti i re ksatriya ventuno volte a causa della disonestà dei re. Dal racconto del Mahabharata si apprende che a quel tempo alcuni ksatriya fuggirono e si rifugiarono in Europa e conseguentemente i moderni Europei sono discendenti di quegli ksatriya.
Come Signore Rama, il Signore combatté contro Ravana, un demone con dieci teste e governò il mondo come un re ideale.
Come Balarama, il fratello maggiore di Krsna e l’incarnazione di Sankar-sana, il Signore era molto bello, di carnagione bianca e indossava abiti blu. Una volta si arrabbiò con il fiume Yamuna e lo minacciò di prosciugarlo. Per paura di Balarama, la Yamuna acconsentì a cooperare con Lui.
Come Buddha, il Signore distrusse i principi vedici con una logica perfetta e perciò fu considerato un ateo. Il Signore Buddha comunque era un’incarnazione di Krsna e negò la validità dei Veda allo scopo di salvare gli animali che venivano sacrificati secondo le ingiunzioni dei Veda. In nome dei sacrifici vedici, le persone uccidevano impropriamente gli animali e il Signore come signore Buddha apparve per predicare la non violenza.
Alla fine di quest’era, il Kali-yuga, il Signore apparirà come Kalki.
Secondo i veda, Kalki apparirò fra 427.000 anni e la Sua missione sarà semplicemente di uccidere. Il Signore Krsna ha dato istruzioni contenute nella Bhagavad-gita, ma il Signore Kalki non darà nessuna istruzione. Alla fine del Kali-yuga le persone saranno così degradate da non essere in grado di comprendere nessuna istruzione; perciò l’unico modo di aiutarli sarà ucciderli. Colui che viene ucciso dal Signore ottiene la liberazione Questa è una delle supremamente misericordiose qualità del Signore: sia che protegga sia che uccida il risultato è lo stesso. Così Kalki apparirà nell’ultima fase del Kali-yuga e distruggerà tutto e dopo questo periodo comincerò di nuovo il Satya-yuga (l’età dell’oro).
In questo modo possiamo constatare che Dio non solo è una persona come l’adipurusa, la persona originale, ma che Si manifesta in tutto l’universo in innumerevoli incarnazioni ed espansioni che hanno anch’esse caratteristiche personali.


VEDERE DIO

Nonostante tutto questo spesso sfidiamo il Signore dicendo: “Non c’è Dio” oppure “Io sono Dio” oppure ancora”Non m’importa di Dio”. Nonostante quest’attitudine che è tipica di quest’era, Dio c’è e possiamo vederLo in ogni momento. Se neghiamo la personalità di Dio, allora Egli si presenterò davanti a noi come la morte crudele. La Bhagavad-gita contiene istruzioni che c’insegnano come gradualmente comprendere Dio e vederLo di persona faccia a faccia. Nella Bhagavad-gita la Suprema Personalità di Dio in persona afferma: “Io sono il gusto dell’acqua, Io sono la luce del sole, Io sono la luce della luna, Io sono la vibrazione del suono nel cielo e tra le grandi personalità Io sono la più grande.” Se si è veramente determinati nel voler comprendere Dio o la scienza di Dio, si possono seguire le istruzioni date nella Bhagavad-gita e realizzare Dio in molti modi. Tutti assaggiamo l’acqua ogni giorno, perciò se ci ricordiamo che Dio è il gusto dell’acqua allora la realizzazione comincia. Chi non ha mai visto la luna o il sole? E chi non ha mai sentito il suono vibrare nell’aria? Sono così tanti i modi in cui possiamo vedere, sentire e ascoltare Dio. Tutti vedono Dio in ogni momento, ma gli atei affermano di non vederLo perchè non esiste.
Senza coscienza di Dio o senza coscienza di Krsna non ci può essere pace. Tutti ricercano affannosamente la pace nessuno sa come ottenerla. Perciò questo movimento per la coscienza di Krsna sta procurando il più grande benessere al mondo. Il metodo per comprendere queste scienza di Krsna è stato reso facilissimo in quest’era dal Signore Caitanya Mahaprabhu per mezzo del canto dei santi nomi di Dio: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, Nei Veda è affermato che in quest’era le persone sono così cadute che non possono realizzare Dio con nessuno dei metodi prescritti; perciò è detto che in quest’era il canto dei santi nomi di Dio può portare tutti i benefici che nelle ere precedenti si ottenevano attraverso la medicazione l’adorazione nei templi e i sacrifici.
Il Signore Caitanya Mahaprabhu, che è Krsna stesso, c’insegna che il santo nome di Dio non è differente dal Signore Supremo, perciò tutte le energie di Dio sono anche nel Suo santo nome. Sul piano dell’Assoluto non c’è differenza tra il santo nome di Dio e Dio stesso.
Caitanya Mahaprabhu diceva che non esistono regole fisse per cantare il nome di Dio e perciò i nomi possono essere cantati in ogni circostanza. In quest’era il cieco sta seguendo il cieco, perché nessuno conosce lo scopo e l’obiettivo della società umana o la perfezione della vita umana. La vita diventa perfetta attraverso l’autorealizzazione e il ritrovamento della nostra perduta relazione con la Suprema Personalità di Dio. Questo movimento per la coscienza di Krsna sta cercando d’illuminare la società umana o la perfezione della vita umana. La vita diventa perfetta attraverso l’autorealizzazione e il ritrovamento della nostra perduta relazione con la Suprema Personalità di Dio. Questo movimento per la coscienza di Krsna sta cercando d’illuminare la società umana su questo importante punto. Secondo la civiltà vedica, la perfezione della vita è realizzare la nostra relazione con Krsna. Dalla Bhagavad-gita possiamo comprendere che tutti gli esseri viventi – non solo umani ma anche animali e forme inferiori di vita – sono perti integranti di Dio. Le parti di ogni cosa sono fatte per servire l’intero, proprio come le mani sono fatte per servire il corpo. Nello stesso modo, come esseri viventi, parti di Dio, abbiamo il dovere di servirLo.
In realtà la nostra posizione è che stiamo sempre servendo qualcuno.
Stiamo sempre servendo i nostri corpi e l’espansione dei nostri corpi sotto forma di famiglia, società, nazione e via dicendo. Se una persona non ha nessuno da servire, a volte alleva un cucciolo di cane o di gatto e serve loro. Costituzionalmente siamo fatti per servire la Persona Suprema, ma se neghiamo questa persona siamo costretti a servire qualcos’altro . In ogni caso ci sarà il servizio e questo servire è detto sanatana-dharma ovverosia l’eterna attività od occupazione dell’essere vivente.
Sul piano materiale, sebbene facciamo del nostro meglio per servire, non siamo mai soddisfatti. Nella realtà materiale tutti sono frustrati, perché il servizio reso non è diretto in modo giusto. Se vogliamo servire un albero, dobbiamo annaffiare le sue radici e non i suoi ramie le sue foglie. Allo stesso modo, se si dà il cibo allo stomaco, tutte le altri parti del corpo saranno nutrite. Dovremmo pertanto comprendere che se la Suprema Personalità di Dio è servita, saranno soddisfatte anche tutte le Sue parti integranti. Quindi tutte le attività benefiche, comprese quelle per servire la famiglia la società e la nazione saranno perfettamente compiute servendo la Suprema Personalità di Dio.
Conversando con il suo discepolo Narada Muni, il Signore Brahma fece la seguente affermazione: “Gli scritti vedici hanno origine dal Signore Supremo e servono a conoscerLo. Gli esseri celesti hanno il compito di servirLo come parti del Suo corpo, i pianeti esistono solo per Lui e i sacrifici sono compiuti sono per soddisfarLo. Tutti le varie forme di meditazione e di pratica yoga servono per realizzarLo, tutte le austerità mirano a raggiungerLo. Lo sviluppo della conoscenza spirituale dà un fugace visione di Lui e, infine, la liberazione consiste nel vivere nel Suo regno.” (Srimad-Bhagavatam 2.5.15-16) Seguendo le orme del Signore Brahma possiamo ottenere la liberazione definitiva e la visione della Persona Suprema adorata dal Signore Brahma e da tutti gli esseri celesti dell’universo.

Vi ringrazio moltissimo.



LUOGHI SPIRITUALI

CON LA MOTO A RAMA-GIRI

Un discepolo americano di Srila Prabhupada e il suo amico indiano sikh si recano con le loro tipiche moto a visitare un antico tempio sulla cima di una collina

Testo e foto di Patita Pavana Dasa Adhikari

“Ho visitato per la prima volta Rama-Giri prima che tu nascessi”, dico, vantandomi col mio giovane amico sikh Anukaran, mentre cerco di suscitare il suo interesse a visitare con me la collina (giri) del Signore Ramacandra. “Non ci sono mai stato”, risponde, “sebbene sia nato a Nagpur che dista da esso solo cinquanta chilometri.”
“Allora perché non ci andiamo domani in moto? Possiamo prendere le Enfield.”
“Partiamo presto”, dice accettando l’invito. “Sarò pronto alle nove.”
Anukaran Singh è nato in una ricca famiglia indiana, discendente dagli orgogliosi guerrieri Punjabi sidh, che generazione dopo generazione avevano sacrificato la loro vita opponendosi a successive ondate di invasori tirannici. Nonostante sia coinvolto negli affari della famiglia, Anukaran vuole sinceramente ristabilire il suo legame con l’antico retaggio dell’India, che spetta di diritto a tutti coloro che sono nati in questa terra immensa e varia.
“Negli anni ’70 era di moda ignorare la nostra civiltà e la nostra cultura”, dice scherzando Anuakran. “Per la mia generazione la moda invece è di saperne di più sul nostro vero retaggio.”
Anukaran è un membro fondatore del Nagpur Royal Enfield Club, un gruppo di motociclisti che si occupano di promuovere la sicurezza degli spostamenti in una regione largamente dipendente dal trasporto a due ruote. Ogni cosa serve a qualcosa e il vero uso di ogni cosa è servire Krsna. Perciò domani Anukaran ed io useremo le nostre tipiche Enfield nel servizio di tirtha-yatra per recarci a visitare i luoghi santi.
Avremo il privilegio di andare su quella sacra collina dove la Personalità di Dio il Signore Rama, Sua moglie e regina Sita Devi e il fratello minore Laksmana furono ricevuti dal grande asceta Agastya Muni. Fin da quel memorabile incontro in cima alla collina l’ashmram di Agastya è stato onorato dai pellegrini come Rama Giri.


LA SOTRIA DI RAMA GIRI

Milioni di anni fa nell’era chiamata Treta-yuga, la Suprema Personalità di Dio Sri Krsna discese come re: Signore Rama o Ramacandra. Le avventure del Signore Ramacandra – i Suoi lila – furono scritti dall’adikavi (“primo poeta”) Valmiki Muni. Valmiki letteralmente significa “colui che viene da un formicaio.” Meditando sul lila trascendentale del Signore Rama, Valmiki si assorbì così fermamente nello yoga dell’estasi spirituale che le enormi formiche della giungla poterono costruire una collina intorno a lui. Dopo molti anni uscì dal formicaio per scrivere il testo di 24.000 versi sanscriti, il Ramayana, il più antico libro del mondo.
Lo scopo della venuta del Signore Rama è di attrarre noi anime condizionate all’eterno trascendentale percorso del bhakti-yoga, il servizio devozionale. Leggendo nello Srimad Bhagavatam o nello Sri Ramayana i passatempi – luoghi come Vrndavana o Ayodhya o in questo caso Rama Giri – può essere purificatorio, capace di elevare ed utile in tutti i più importanti momenti di ricerca per lo sviluppo interiore.
Da tempo immemorabile ciascuno di noi, jiva coperte da un corpo, siamo percorrendo l’inesorabile ciclo delle rinascite – samsara. Per liberare i Suoi servitori intrappolati nella rete di maya, Dio viene di persona o manda il Suo avatara per salvarci dall’inganno dell’ignoranza materiale. L’attrazione per i piedi di loto del Signore, l’accettare la Sua divina protezione e il gioioso canto del Suo nome ci aprono le porte per tornare a casa, da Dio.
Fino ad oggi, milioni di anni dopo l’avvento di Sita-Rama, i Loro seguaci si contano in centinaia di milioni. La suprema coppia reale è adorata anche fuori dall’India. In Tailandia, per esempio, un affresco lungo circa quattrocento metri nelle sale del palazzo reale è stato artisticamente dipinto con scene dal Ramayana. Nell’isola di Bali in Indonesia ed anche nella Cambogia e nel Nepal si possono trovare migliaia di templi di Rama. In ogni angolo dell’India, dai piccoli templi dei villaggi ai favolosi templi grandi come palazzi come quello di Hare Krsna Land a Juhu Beach a Bombay, viene adorata la trascendentale forma del Signore Rama e il Suo nome che può liberare tutti quando viene cantato dai Suoi devoti.
Secondo il Ramayana di Valmiki, il Signore Rama, per ordine del Suo padre, il re Dasaratha, lasciò la Sua città natale di Ayodhya (oggi lo Stato di Uttar Pradesh) per andare a vivere nella foresta. “Come quando la luna piena entra in un banco di nuvole”, Rama, Sita e Laksmana vagarono verso sud attraverso i boschi fino alla montagna Chitrakuta. Da qui proseguirono il loro cammino nel Madhya Bharata (India centrale), percorrendo a piedi le vallate delle sacre colline Vindhya ed attraversando il santo fiume Narmada. Arrivarono poi nell’immensa foresta Dandaka, dimora degli eremiti. Mentre il Signore Rama attraversava la foresta Dandaka, ricorda Srila Prabhupada nel Nettare della devozione, molti saggi ottennero la perfezione dello yoga solo vedendoLo. Essendosi risvegliato in loro l’amore sopito per Dio, questi fortunati rsi rinacquero poi (nel Dvapara-yuga) come gopi (pastorelle) ne lila di Sri Krsna, l’originale Suprema Personalità di Dio. (Srila Prabhupada e Srila Rupa Gosvami hanno tratto questa informazione del Padma Purana).
Il divino terzetto si accampò qua e là sopportando coraggiosamente le difficoltà della vita nella giungla e finalmente arrivò all’ashram di Agastya Muni che è in cima a quella che oggi è chiamata Rama Giri. Come re, membro della classe ksatriya, il Signore Rama offrì i Suoi omaggi al brahmana Agastya Muni con dolci parole. Il Signore Si sentì così grato ai Suoi devoti che s’inchinò davanti a loro, proprio come Sri Krsna una volta s’inchinò per lavare i piedi del povero brahmana Sudama.
L’impareggiabile Agastya Muni era trikala-jna: poteva vedere i tre aspetti del tempo – passato, presente e futuro. Pertanto era ben consapevole che il Signore Rama non era altri che l’onnipotente Visnu stesso e che nel prossimo futuro avrebbe combattuto una grande guerra contro i nemici del dharma, i demoni (asura)
Molti saggi della foresta Dandaka avevano già sofferto atroci tormenti per mano degli atei asura e molti erano caduti vittima dei loro malvagi piani. Per quanto si sforzassero nessuno di questi asura era stato in grado d’intrappolare l’astuto Agastya.
Con la sua inflessibile austerità e somma intelligenza, i saggio aveva superato in astuzia perfino i due malvagi Ilvala e Vatapi. Il vala, assumendo l’aspetto di un brahmana che parlava il sanscrito, invitò diversi saggi a pranzare insieme a lui. Vatapi poi assunse la forma del cibo. Dopo pranzo Ilvala sorrise e disse: “Esci Vatapi” e Vatapi uscì improvvisamente, facendo scoppiare il ventre degli sfortunati rsi.
Una volta Agastya, sotto richiesta dei deva (esseri celesti), accetto l’invito di Ilvala a pranzare con lui. Dopo pranzo, sogghignando Ilvala chiamò il suo malvagio fratello perché uscisse dal corpo del saggio.
Agastya però sorrise e dichiarò: “Tuo fratello non può uscire ora perché è stato già mandato nella dimora di Yamaraja (il Signore della morte) dal fuoco della mia digestione.”
Ilvala infuriato fece un balzo precipitandosi addosso al potente saggio Agastya, ma una sua occhiata piena di collera in un istante lo ridusse in cenere. Una volta Agastya chiese alle montagne Vindhya di abbassarsi perché le loro cime torreggianti ostacolavano il sole. Agastya promise al signore delle colline Vindhya che le sue colline ondulate si sarebbero innalzate di nuovo per diventare delle montagne dopo che lui fosse tornato dal sud. Per mantenere basse le Vindhya. Agastya non tornò più a nord. Fissò invece il suo eremitaggio a Rama Giri nel Deccan, a sud delle Vindhya. Questo è il motivo per cui le montagne Vindhya divennero le colline Vindhya, tradizionale divisione nord-sud dell’India.
Il santo Gastya ricevette Sita, Rama e Laksmana con le consuete offerte di frutta e fiori. Poi donò al Signore Rama l’arco Brahmadatta che il Signore Indra aveva precedentemente affidato alle sue cure. L’arco era stato ornato con diamanti del suo creatore, Visvakarma, l’ingegnere dell’universo. Insieme con l’arco Agastya offrì al Signore Rama una faretra di frecce tra cui c’era l’infallibile arma brahmastra. Al Signore Ramacandra fu anche donata una spada con una guaina adornata di gioielli. Nei suoi colloqui con i saggi della Foresta Dandaka, in prossimità dell’eremitaggio di Agastya in cima alla collina, Rama fece voto di sconfiggere i demoni che disturbavano tutti. Quando Rama pronunciò il Suo voto, Rama Giri tremò.
Accettando le armi di Agastya, il Signore mostrò la Sua intenzione di proteggere i Suoi devoti. Oggi il villaggio ai piedi di Rama Giri è chiamato Rama Tek, letteralmente “vuoto di Rama”. Nella Bhagavad-gita (4.7-8) il Signore Krsna spiega il significato del voto di proteggere i Suoi devoti: “Ogni volta che in un luogo dell’universo la religione declina e l’irreligione avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona. Discendo di era in era per liberare le persone pie, per annientare i miscredenti e ristabilire i principi della religione.”
Molto più tardi a Sri Lanka durante la battaglia con Ravana e l’rda dei suoi demoni, l’auriga del carro di Sri Rama, Matali, ricordò a Rama le armi che Agastya Muni Gli aveva regalato. Esattamente secondo la visione profetica di Agastya e la promessa di Rama Rama con la freccia brahmastra trafisse il cuore di Ravana, dove il demone conservava l’amrta, il nettare dell’immortalità.
Proteggendo Prahlada nella forma di Krsna o il movimento del sankirtana Hare Krsna nella forma di Caitanya Mahaprabhu, il Signore difende i Suoi devoti in ogni era. Questa è la Sua promessa.


IL VIAGGIO

Alle nove del mattino successivo Anukaran si fermò facendo rombare il motore davanti alla casa di Baba, mio cognato, dove io ero ospite, Corsi fuori e col piede avviai la mia Enfield Bullet. “Andiamocene”, gli dissi. “Il tempo favorevole per partire dura solo un altro quarto d’ora” Pochi secondi dopo ci dirigevamo a nord verso Rama Giri.
Dopo un’ora di viaggio attraverso la campagna, scottati dal sole ma felici, scorgemmo a destra in lontananza la collina del Signore Rama. Dirigendoci ad est, attraversammo il villaggio di Ram Tek, con il suo insolito insieme di negozi, aspra, dharmshala (case di accoglienza per i pellegrini) e aspra ayurvedici buddisti.
Passando attraverso gli stretti vincoli dove c’erano mercanti e animali da cortile, finalmente ci trovammo sulla tortuosa strada di collina per andare in cima a Rama Giri. A circa metà dalla cima, rallentammo per superare un gruppo di circa dodici pada-yatri, “pellegrini che vanno a piedi.” Giudicando dal modo in cui le donne si erano legate i sari come fossero dhoti, supposi che si trattasse di un gruppo di abitanti di un villaggio del Maharastra. Alcuni erano scalzi non per mancanza di scarpe, ma per il maggior merito che deriva da quest’austerità.
All’ultima curva della strada che si allargava verso la cima, ci trovammo davanti il ripido muro di pietra del forte Rama Giri, Appresi che il forte era stato costruito alcuni secoli fa dai re del clan Bhonsle. Rama Giri era stato scelto come area per il forte per due ragioni (1) da un punto di vista strategico, la collina offre una visuale a 360 gradi dell’area circostante, che i re dovevano proteggere e (2) i re vedici, per lo meno fino al diciottesimo secolo, erano spinti dalla loro ardente fede religiosa a sorvegliare i luoghi santi.
Nel 1827, comunque, dopo che i guerrieri Bhonsle nella battaglia di Sitalbuldi ebbero subito una sconfitta per mano degli invasori inglesi, il loro regno si deteriorò rapidamente. Oggi il forte con le sue vecchie celle e i templi è un monumento protetto, una singolarità storica ferma nel tempo.
Dopo aver parcheggiato le Enfild, facemmo gli omaggi all’immensa, rara divinità del Signore Visnu.Varaha che domina la vallata e il forte. Questa è una delle due gigantesche divinità di Varaha di cui sono a conoscenza, che pesano alcune tonnellate. A Mathura ci sono due templi di Varaha, i più antichi visitati dal Signore Caitanya Mahaprabhu, com’è documentato dal “re dei poeti” Krsnadasa Kaviraja nella sua sublime Sri Caitanya caritamrta. C’è anche una magnifica divinità di marmo bianco di Varaha che è adorata in un bel tempio sulla riva del lago Pushkar in Rajasthan. Ma l’unica altra divinità di questa enorme dimensione del Signore Varaha è la svayambhu (auto manifestata) di Sri Visny-Varahaji di Majholi nel Madhya Pradesh. Non ho potuto verificare la storia antica del Ram Giri Varaji, probabilmente uno dei due più grandi in tutta l’India. Dopo aver offerto una ghirlanda al Signore Varaha ed aver ricevuto il prasadam dal sacerdote, Anukaran ed io entrammo nell’ashram di Agastya Muni.
L’eremitaggio fastosamente ricoperto di marmo e mantenuto con molta cura da un gruppo di devoti sadhu è diventato un luogo di pellegrinaggio di grande importanza. Perfino lo yajna-sala, il luogo sacro del fuoco sacrificale dove il rsi ricevette il Signore Rama, è stato mantenuto senza interruzione fin dal Treta-yuga. Sopra la profonda grotta dove Agstya meditava è stata messa una porta di ferro: soltanto pochi yogi selezionati sono ammessi ad entrare nella stanza, chiamata Hatiphor. I sagaci asceti dell’ashram mostrano una cura estrema nel mantenere ed adorare il tempio del Snato Agastya. La loro devozione rivela che hanno compreso correttamente il significato puranico del luogo. Oltre alla tranquilla grotta di Agastya Muni c’è un grande insieme di templi, il primo dei quali è dedicato a Laksmana, che giunse per primo a Ram Giri, annunciando ai saggi l’arrivo di suo fratello e di sua cognata. Questo spiega perché il Laksmana Mandir è il primo. Gli altri templi separatamente sono dedicati al Signore Rama, alla dea Sita e a Bhakta Hanuman.
La storia delle divinità raccontata nel luogo è degna di nota.
Nel 1736 il re Raghu Bhonsle visitò Rama Giri e scoprì che vi si adoravano solo le paduka – o sandali di legno – del Signore Rama. Le divinità non c’erano più. Il re fece voto di ordinare a Jaipur le divinità per il tempio, ma quando le sacre murti furono pronte per esservi istallate – prana-pratistha – il re fece un sogno in cui il Signore Rama gli diceva di cercare nelle acque del fiume Sur, pochi chilometri a nord. Finalmente, nel 1753, le divinità originali furono trovate e nuovamente istallate in cima a Rama Giri con grandi feste e cerimonie. Delle divinità di Jaipur ne viene presa cura privatamente in un’area riservata.
Anukaran ed io ci fermammo in ciascun tempio ed offrimmo tutte le rupie che avevamo. Dopo il darsana salimmo gli scalini che portano in cima alle mura della fortezza per vedere il panorama dell’ampia vallata con le terre coltivate, i laghi e i minuscoli villaggi che circondano Rama Giri. All’inizio sommesso, il suono del kirtana, il canto del santo nome di Dio dello yuga-dharma, si diffuse dalla sala del tempio, accompagnato dal suono dei karatala (cembali a mano). I pellegrini del pada-yatra che avevamo sorpassato lungo la strada ora sedevano tranquillamente davanti alla divinità del Signore Rama cantando i Suoi santi nomi. Ora tutti i visi che potevo distinguere riflettevano felici la meditazione su Dio. (Vedi l’inserto “Il Potere del Nome di Rama.”)


ALTRE ENFILD A RAMA GIRI

Rimanemmo in silenzio perché ora la nostra attenzione era attratta dalla primitiva bellezza del lato sottostante, Ambala Kund. Intorno alle tranquille acque del lago, templi e alberi ombrosi punteggiano la riva. Si dice che il lago abbia preso il nome dal re Amba, che era guarito da una terribile malattia dopo un bagno in queste acque, che provengono da un fiume sotterraneo di nome Patala anga.
Nel diciottesimo secolo il re Raghu Bhonsle aveva restaurato il templi sulla riva del lago con belle decorazioni in pietra. Questi templi comprendono quelli di Jagannatha, Pancamukhi Mahadeva (“Siva dalle cinque facce”) e Surya Narayana (il Sole incarnazione di Visnu).
A questo punto spinti più dall’energia spirituale che dalla ragione, Anukaran ed io ci trovammo in sella alle Enfield, correndo giù per la collina verso Ambala Kund. Alla ricerca di un posto all’ombra, lo superammo, Il sole di mezzogiorno sulla testa mi diceva che era l’ora della meditazione del Gayatri. Dopo un’immersione e le preghiere, il silenzio fu rotto dalla riflessione di Anukaran: “Sono venuto in moto a Rama Giri molte volte con il Club Enflield, ma in un certo senso la bellezza e il significato del posto non mi si erano mai rivelate prima.”
Ora sono di nuovo a San Francisco, preso dai conti e dalle cure della casa. Questo viaggio in India, come i molti altri che vi ho fatto, ora sembra quasi un sogno. Ieri ho controllato il mio e-mail ed ho trovato questo messaggio: “Gli altri componenti del Club Enfield sono desiderosi di visitare Rama Giri al nostro prossimo giro in moto. Hare Krsna. Anukaran



L’AUTENTICITA’DEI LUOGHI SPIRITUALI

I pellegrinaggi possono accrescere la nostra devozione per il Signore, purché si vada in luoghi santi autorizzati e con lo stato d’animo appropriato.
di Svarupa Dasa Goswami

Quando il Signore Caitanya Mahaprabhu – Krsna stesso nel ruolo di un Suo devoto era presente sulla terra cinquecento anni fa, talvolta visitava i luoghi santi o tirtha. Non solo fece il giro dell’India meridionale ma andò a Vrndavana, l’eterna dimora di Sri Krsna sulla terra. Quando il Signore Caitanya stava per partire per Vrndavana, il re Prataparudra ordinò ai suoi servitori e ai suoi soldati d’accompagnare il Signore per renderGli più facile il cammino e soprattutto per erigere un tempio in ogni luogo in cui il Signore si fermasse. E’ detto che chiunque visiti i luoghi dove il Signore Caitanya si fermò anche se brevemente riceverà grandi benefici da questi tirtha.
Ovunque il Signore andasse, enormi folle di persone pie Lo seguivano per vederLo e per ricevere le Sue benedizioni. Egli era sempre misericordioso con le persone, ma talvolta se ne andava a loro insaputa per recarsi nel luogo successivo.
Raghava Pandita, vedendo che una gran moltitudine di persone seguivano il Signore, Lo portò a casa sua. Il Signore stette a casa di Raghava Pandita per un giorno. Il mattino successivo Srila Prabhupada scrive:

Da Kumarahatta Sri Caitanya Mahaprabhu andò a Kancanapalli (conosciuta anche come Kancadapada), dove Sivananda Sena abitava. Dopo aver trascorso due giorni a casa di Sivananda Sena, Il Signore andò a casa di Vasudeva Datta e poi nella parte occidentale di Navadvipa, al villaggio chiamato Vidyanagara, Da Vidyanagara andò a Kuliya-grama e si fermò a casa di Madhava Dasa, dove rimase una settimana e perdonò le offese di Devananda e altri. Poiché Kaviraja Gosvami menziona il nome di Santipuracarya, alcuni pensano che Kuliya sia un villaggio nei pressi di Kancadapada. Per quest’idea errata scoprirono un altro luogo, chiamato come nuova Kuliyara Pata, In realtà non esiste un luogo simile. Dopo aver lasciato la casa di Vasudeva Datta, Sri Caitanya Mahaprabhu andò da Advaita Acarya e in seguito Si diresse a ovest di Navadvipa, a Vidyanagara, dove Si fermò a casa di Vidya-vacaspati. La relazione di questi spostamenti si trova nel Caitanya-bhagavata, nel Caitanya-mangala, nel Caitanya-candrodaya-nataka e nel Caitanya-carita-kvya. Srila Kaviraja Gosvami non parla dettagliatamente di tutto il viaggio, perciò, basandosi sulla Caitanya-caritamrta alcune persone senza scrupoli hanno immaginato che vicino a Kancadapada ci fosse un luogo chiamato Kulyara Pata. (Sri Caitanya-caritamrta, Madhya 16.205, spiegazione)

Da queste informazioni possiamo capire che alcuni cosiddetti luoghi santi non sono autentici. Cos’è allora che rende un luogo santo veramente tale?
Prima dell’arrivo di Srila Prabhupada in Occidente, conoscevamo ben poco dei luoghi santi. Sapevamo che una chiesa o una sinagoga erano luoghi santi e potevamo aver avuto l’idea che il cuore fosse un luogo santo, la dimora di Dio. Potevamo anche aver conosciuto quella che è chiamata la Terra Santa in Medio Oriente. Certamente però non sapevamo niente dei luoghi santi dell’India o dei particolari che rendono un luogo santo veramente tale.
Spesso è difficile accertare l’esatta localizzazione di un tirtha. E’ anche troppo facile per certe persone approfittare dell’afflusso in India di pellegrini occidentali relativamente inesperti per creare un luogo santo allo scopo di fare denaro. I Vaisnava ed altri comunque, di solito, sono in grado di contestare l’autenticità di questi luoghi.


CARATTERISTICHE DI UN LUOGO SANTO

La principale caratteristica perché un luogo sia considerato santo è che il Signore o un Suo puro devoto vi sia apparso o vi abbia compiuto i Suoi passatempi. Per i Gaudiya Vaisnava, seguaci del Signore Caitanya, Vrndavana e Mayapur sono i tirtha principali. Nell’era attuale, il Kali-yuga, i luoghi santi tendono ad essere coperti dall’energia materiale, per cui talvolta è difficile capire l’atmosfera di questi luoghi. Perfino quando un luogo santo è considerato autentico, rimane ancora il problema della nostra personale capacità di capirne la particolare atmosfera. Ci si deve avvicinare ad un luogo santo con un’attitudine spirituale appropriata e con umiltà affinché, visitandolo, se ne possa trarre beneficio.
Al giorno d’oggi devoti del movimento Hare Krsna hanno una maggiore familiarità con il problema di come definire santo un luogo poiché vivono in luoghi fondati da Prabhupada non solo in India ma anche in Occidente. Il templi ISKCON sono luoghi santi? La maggior parte dei terreni attualmente di proprietà dell’ISKCON una volta appartenevano a persone che non avevano alcuna intenzione che diventassero dei tirtha. Di solito non possiamo affermare che il luogo dove sorge un tempio abbia un’integrità storica come tirtha. La sua qualifica di luogo santo deve basarsi su qualcos’altro.
Alcune caratteristiche di un tirtha:
1. I devoti devono aver eseguito (o stanno eseguendo) in quel luogo attività spirituali e il tirtha deve essere visitato da sadhy, persone sante. Di fatto le scritture vediche affermano che una persona che visita luoghi di pellegrinaggio anche storicamente autentici solo per fare un bagno non è migliore di una mucca o di una sino. Visitare un tirtha significa associarsi con le persone sante presenti. Canakya Pandita ci mette in guardia dal frequentare posti privi di persone sante. Un luogo dove non si parli di Krsna o di Dio e non si faccia servizio a Lui non può essere definito un luogo santo.
2. La visita ad un tirtha dovrebbe vivificare la nostra coscienza di Krsna: il tirtha dovrebbe avere questa potenza.
3. Il canto dei santi nomi deve esserci come una caratteristica principale del tirtha. Allo stesso livello deve essere l’adorazione delle divinità. Srila Prabhupada ci diceva che, poiché aveva istallato varie divinità in tutto il mondo, temeva che i suoi discepoli cominciassero a sentire l’adorazione come un “peso”. Se però l’adorazione delle divinità è ininterrotta e i devoti della zona prendono rifugio nelle divinità, allora quel luogo è santo.
4. Prabhupada definiva santo qualsiasi luogo dove si onorava lo Srimad-Bhagavatam. Ciò poteva avvenire in un grande tempio o sotto un albero e poteva essere in India o in qualsiasi altro luogo, ma ovunque avvenga la lettura rispettosa e ripetuta del Bhagavatam quel luogo diventa santo.


OSTACOLI AI PELLEGRINAGGI

I devoti talvolta si chiedono se ci sono delle ragioni per visitare un particolare luogo santo. Naturalmente viaggiare è sempre scomodo. Una difficoltà può essere di tipo politico. I luoghi santi possono improvvisamente essere soggetti a divisioni politiche, che rendono difficile o anche impossibile visitarli. Quello che una volta era parte dell’India, in seguito diventò parte del Pakistan orientale, più tardi i due paesi, può darsi che non si possa attraversare i confini per un pellegrinaggio spirituale. Divisioni politiche possono causare anche la perdita del luogo santo. Proprio come il Gange a volte cambia corso, così tratti di terra su cui il Signore ha compiuto e i Suoi passatempi possono scomparire alla nostra vista. Forse in futuro, il Signore e i Suoi puri devoti li riveleranno nuovamente e i pellegrini potranno visitarli per purificarsi.
Un altro inconveniente può essere la nostra difficoltà a viaggiare. Un altro ostacolo può derivare dalla sensazione di non essere personalmente qualificati per entrare nell’atmosfera di un tirtha. I devoti del Signore Caitanya non visitarono mai i templi sulla collina Govardhana e non è sicuro che Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati abbia mai fatto il bagno nel Radha-kunda. Molti dei seguaci di Navadvipa del Signore Caitanya non andarono mai a Vrndavana. Visitare un tirtha richiede delle qualifiche. Srila Bhaktivinoda Thakura lo dice nel suo Navadvipa-bhavantaranga. Dopo aver accennato a Isodyana, che definisce “il giardino del Signore”, scrive che chiunque visiterà questo luogo a Navadvipa vi troverà solo spine. Tuttavia coloro che sono qualificati potranno vedere il giardino del Signore attraverso la sua descrizione. Nessun luogo santo può essere veramente “visto” senza essere qualificati. Mentre i luoghi santi rimangono fisicamente integri, mantengono anche un’integrità nelle descrizioni che si trovano nella letteratura devozionale. Al tempo di Srila Bhaktisiddhanta, uno scontro si concluse con l’uccisione di un ufficiale britannico da parte indiana e i Britannici schierano i loro cannoni e distrussero un tempio. Baktisiddhanta Sarasvati rilevò che sebbene i Britannici pensassero di aver distrutto Krsna, non avevano fatto altro che distruggere un tempio.
Se un tirtha sparisce dalla nostra vista a causa della politica o del tempo, noi possiamo ricordarlo e vederlo leggendo le scritture con atteggiamento sottomesso. Un tirtha viene rivelato dalla misericordia di un puro devoto e visto attraverso l’ascolto.
Le scritture ci dicono anche che non siamo obbligati a viaggiare per il mondo per visitare i luoghi santi. C’è sempre il pericolo che il pellegrinaggio diventi desiderio di viaggiare risolvendosi soltanto in una superficiale visita turistica. Sebbene alcuni devoti possano provare un intenso sentimento della coscienza di Krsna quando sono in pellegrinaggio, altri hanno una maggiore capacità di meditare su Krsna e i Suoi tirtha mentre compiono un servizio nel posto loro assegnato dal maestro spirituale. In questa vita abbiamo energie limitate: visitare tirtha può diventare un servizio completo in se stesso se fatto frequentemente. Spesso, il nostro maestro spirituale ci ha assegnato un servizio diverso dall’andare in pellegrinaggio e noi facciamo un avanzamento maggiore eseguendo i suoi ordini che visitanto i tirtha.
Narottama Dasa Thakura ci ha assicurato che possiamo visitare tutti i luoghi santi semplicemente visitando Vrndavana o Mayapur. Dice anche che nell’essere tanto una fonte di confusione quanto di avanzamento spirituale. Il vero servizio ad un luogo santo è meditare sull’evento che vi ebbe luogo e questa meditazione è così potente da farci rimanere tranquilli nel nostro posto a meditare sul significato di quel luogo particolare permettendo che la sua atmosfera instilli nuova vita nel nostro servizio.
Ogni luogo santo ha una realtà interna. Non sempre siamo qualificati per vederla, specialmente se rimaniamo estranei all’atmosfera. Questo è vero non solo per luoghi come Vrndavana e Mayapur ma anche nei templi ISKCON. Se desideriamo realmente trarre vantaggio dall’autenticità spirituale e storica di un luogo particolare dobbiamo imparare a vedere con gli occhi della devozione. Quando Arjuna e i suoi fratelli venivamo addestrati nel tiro dell’arco, solo Arjuna fu capace di vedere l’occhio dell’uccello che faceva da bersaglio. Soltanto lui ebbe successo nel centrare il bersaglio.
Allo stesso modo, dobbiamo imparare a vedere il cuore di un luogo evitando di focalizzare solo gli elementi esterni, gli errori apparenti o le approssimazioni sulla base della nostra stima. Dobbiamo vedere le persone sante che ci vivono e il loro impegno a servire il luogo santo. Se desideriamo scoprire l’essenza spirituale di un qualsiasi luogo santo, dobbiamo imparare ad apprezzare sia il servizio sia lo stato d’animo con cui questo vi viene offerto. Senza questo tipo di visione, rimarremo sempre estranei anche nel più autentico dei luoghi spirituali.

Satsavarupa Dasa Goswami, un o dei primi discepoli di Srila Prabhupada e uno dei primi redattori di BTG, è l’autore di molti libri sulla coscienza di Krsna compresa una biografia di Srila Prabhupada in sei volumi.



Srila Prabhupada parla chiaro

“Queste persone sono dei mascalzoni … ed hanno eletto un altro mascalzone.”

Continua il colloquio tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e il direttore della ricerca per il Dipartimento Affari sociali australiano, che ha avuto luogo al centro ISKCON di Melbourne il 21 maggio 1972

DIRETTORE: Sua Divina Grazia cosa pensa di Mao Tse-tung? In Cina è l’uomo ideale, sebbene, naturalmente, sia un comunista.
SRILA PRABHUPADA: I suoi ideali sono giusti. Il suo ideale – l’idea comunista che tutti dovrebbero essere felici – è una buona idea. I comunisti però non sanno come rendere tutti felici. Per esempio, si prendono cura degli esseri umani come cittadini dello Stato, ma mandano i poveri animali al mattatoio.
Poiché i comunisti sono atei non sanno che non solo l’uomo è un essere vivente – ma lo sono anche gli animali. Pensano che per soddisfare la lingua dell’essere umano si debba tagliare la gola agli animali. Questo è il difetto della società moderna.
Panditah sama-darsinah: colui che è saggio è equanime verso tutti. Questo è il significato di essere saggi. “Mi prendo cura di mio fratello e uccido te” – questo non è giusto. Questo però accade dovunque. Considera il cosiddetto nazionalismo. La dizione “cittadino di una nazione” dovrebbe applicarsi a chiunque ha preso nascita in una particolare nazione o terra, ma i poveri animali – poiché non possono protestare, li mandano al mattatoio.
Se nel mondo ci fossero uomini ideali, essi avrebbero protestato. “Oh, perché fate questo? Lasciate che anche gli animali vivano. Potrete vivere in pace lo stesso. Basta che produciate cereali. Gli animali li possono mangiare e anche voi potete mangiarli. Perché dovreste mangiare gli animali?” Questo modo di vivere è raccomandato nella Bhagavad-gita.
DIRETTORE: Dove però gli inverni sono lunghi, le persone devono uccidere gli animali per avere qualcosa da mangiare durante l’inverno.
SRILA PRABHUPADA Sì, ma esiste un sistema migliore e non sto semplicemente parlando dell’India dove gli inverni sono brevi in confronto a quelli europei. Parlo dell’intera società umana, cerca di capirmi.
DIRETTORE: Gli uomini hanno cominciato a mangiare la carne perché in inverno non avevano nient’altro da mangiare.
SRILA PRABHUPADA: No, si può mangiare la carne ma solo dopo che l’animale è morto naturalmente. Non puoi mangiare la carne uccidendo la mucca e il toro, tua madre e tuo padre. Questa è sensibilità umana. Prendi il latte dalla mucca – essa è tua madre. Per esempio, in Australia le mucche producono moltissimo latte, burro e ogni cosa, ma gli Australiani dopo aver preso tutti questi prodotti del latte, tagliano la gola alle mucche e fanno affari vendendo le loro carcasse alle altre nazioni. Cos’è questa aberrazione? Pensate che questo sia degno di un uomo?
DIRETTORE: Bene, diciamo che duecento anni fa le persone per sopravvivere all’inverno dovevano uccidere le …
SRILA PRABHUPADA: No, no, prendi il latte di tua madre – e quando tua madre non può più darti il latte la uccidi. Che cos’è questo? E’ un comportamento degno di uomini? E la natura è così forte che a causa di questa ingiustizia, di questa iniquità ti farà soffrire. Devi essere preparato a soffrire, allora ci sarà la guerra e le persone verranno uccise in massa. La natura non tollererà questo. Le persone non sanno tutte queste cose – come si comporti la natura, come Dio la diriga. Essi non conoscono Dio. Questo è il difetto della società moderna. Non ci si cura di conoscere la vera natura di Dio. “Siamo scienziati, possiamo fare tutto.”
Che cosa puoi fare? Puoi fermare la morte? La natura dice: “Tu devi morire. Puoi anche essere il professore Einstein. Fa lo stesso, Devi morire.” Perché Einstein e gli altri scienziati non sono stati capaci di scoprire la medicina o il metodo giusto per fermare la morte? No, no – non moriremo.” Non hanno questo potere. Perciò questo è il difetto della società moderna: sono totalmente controllati dalla natura e tuttavia continuano a parlare d’”indipendenza.” Ignoranza. Ignoranza. Per questo non vogliamo cambiare questa realtà.
DIRETTORE: Bene, certamente vi auguro buona fortuna.
SRILA PRABHUPADA: Hmm. Grazie
DIRETTORE: Come pubblico dipendente il mio lavoro è quello di riformare la società. Per portare avanti come strumento di …
SRILA PRABHUPADA: Perciò gentilmente collaborate con noi. Provate ad imparare questa filosofia e sarete sorpresi di quanto essa sia facile.
DIRETTORE: Ne sono certo.
SRILA PRABHUPADA: Sì. Per questo non ci preoccupiamo della percentuale del nostro successo in questo cambiamento. Supponi che una persona diventi un uomo ideale. Considera lo stesso esempio di prima: qual è la percentuale se confrontiamo una luna con molti milioni di stelle? La percentuale è praticamente nulla. Tuttavia però, poiché parliamo della luna, questo pianeta da solo è più potente di tutte queste stelle. Perciò cerchiamo di produrre una luna.
DIRETTORE. Sì, ma la luna nel cielo è grande e luminosa e quindi si può riconoscere. Un altro uomo invece, per usare la tua analogia, probabilmente apparirebbe soltanto come un’altra stella.
SRILA PRABHUPADA: No, va tutto bene. A rigore di logica, non puoi rendere un uomo luminoso come la luna, ma questo è possibile se lo fai diventare un uomo ideale.
DIRETTORE: Capisco quello che dici, ma una persona potrebbe dirti; “Tu sei solo un uomo, proprio come me.” Capisci. “Non sei una luna, sei solo una stella. Qualunque cosa tu dica è solo la tua opinione.”
SRILA PRABHUPADA: No. Se tu approvi questo metodo, puoi contribuire ad illuminare la società in molti modi. Prima di tutto, devi renderti conto di che cosa in realtà sia questo metodo non settario, questo movimento per la coscienza di Krsna. Su questo metodo siamo pronti a convincerti – la natura di prima classe di questo movimento. Ora, una volta convinto, prova a collaborare e porta altri leader. Anche tu sei uno dei leader. Yd yad acarati sresthas tat tad eventaro janah: se il leader della società diventano favorevoli a questo movimento, altri seguiranno automaticamente. “Oh, i nostri leader, il nostro ministro – sostengono questo movimento.”
DIRETTORE: Il nostro ministro si considera un servitore del popolo che può essere estromesso dal popolo.
SRILA PRABHUPADA: Questo è il difetto della società moderna. Le persone sono dei mascalzoni – ed hanno eletto un altro mascalzone.
(Risate) Questo è il problema.
DIRETTORE: Così vanno le cose.
SRILA PRABHUPADA: Allora cosa possiamo fare? Allora non c’è speranza. Noi però continuiamo senza dipendere da questi mascalzoni. Noi continuiamo. Pubblichiamo i nostri libri; stiamo fondando il nostro movimento. Siamo impegnati onestamente. Questo è tutto. Questo siamo facendo, in tutto il mondo.
DIRETTORE: Tutto quello che possiamo fare noi del governo è di permettervi di convincere la popolazione a pensare e comportarsi in modo diverso.
SRILA PRABHUPADA. Lo facciamo. Ora supponi che diamo questa indicazione alla popolazione: “Per favore non fate sesso illecito – fate sesso solo per procreare.” Hai qualche obiezione?
DIRETTORE: Sì, ce l’ho. Il sesso mi piace e a mia moglie piace fare sesso. Ne godiamo veramente. Non potremmo vivere senza. Il nostro matrimonio è più felice perché facciamo sesso.
SRILA PRABHUPADA: Vedi un po’. (Ridacchia) Questa è la situazione.
DIRETTORE: Questa è la situazione.
SRILA PRABHUPADA: Allora perché i miei discepoli hanno accettato questo principio di non fare sesso illecito!
DIRETTORE; Non lo so. Non lo so, ma io non potrei. La nostra vita è godere del sesso e il nostro matrimonio è più felice con il sesso.
SRILA PRABUPADA: No, non proibiamo il sesso. Proibiamo semplicemente il sesso illecito.
DIRETTORE: Sì, usiamo la pillola. Vari tipi di contraccettivi. Usiamo ogni genere di cose.
SRILA PRABHUPADA: Perché fai uso di contraccettivi?
DIRETTORE: Perché non vogliamo avere atri bambini.
SRILA PRABHUPADA: Allora perché non smettete di fare sesso?
DIRETTORE: Perché il sesso ci piace.
SRILA PRABHUPADA: Vedi. Questo è come andare da un medico e dire: “Voglio una cura ma voglio fare tutto ciò che mi pare.” Questa è la situazione.
DIRETTORE: Non sono venuto qui per una cura. (Risate)
SRILA PRABHUPADA: (Ridacchia) No, no. Sei venuto qui per una cura, poiché nonostante tutte le iniziative del tuo governo non siete riusciti a controllare la società. Quindi, tu sei venuto qui per una cura, ma quando ti prescriverò la me



Srimad-Bhagavatam
IL GIOIELLO DELLE SCRITTURE VEDICHE

Precetti sulla meditazione

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello Srimad-Bhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da Krsna-Dvapayana Vyasa, tradotto dall’originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli. Lo Srimad-Bhagavatam l’essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l’Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile Chi fosse interessato all’intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.

Srimad-Bhagavatam Canto 11, Capitolo 3


VERSO 24


saucam tapas titisam ca
maunam svadhyayam arjavam
brahmacaryam ahimsam ca
samatvam dvandva-samjnayoh

Saucam: pulizia; tapah: austerità; titiksam: tolleranza; ca: e, maunam: silenzio; svadhyayam: lo studio dei Veda; arjavam: semplicità, brahmacaryam: il celibato; ahimsam: non violenza; ca: e; samatvam: equanimità; dvandva-samjnayoh: nelle situazioni percepite in termini di dualità.

TRADUZIONE
Per servire il maestro spirituale il discepolo dovrebbe imparare la pulizia, l0austerità, la tolleranza, il silenzio, lo studio della conoscenza vedica, la semplicità, il celibato, la non violenza, e l’equanimità di fronte alle dualità materiali, come il caldo e il freddo, la gioia e il dolore.

SPIEGAZIONE
Saucam, ossia “la pulizia”, si riferisce sia alla purezza interna sia a quella esterna. Bisogna rimanere esternamente puliti lavandosi con acqua e sapone almeno una volta al giorno, e se possibile, tre volte al giorno. Si è considerati puri internamente quando si è liberi dalla contaminazione del falso orgoglio e dall’egotismo. Tapah, o “austerità”, significa che nonostante gli impulsi irrazionali della mente bisogna rimanere fissi nel compimento del proprio dovere. In particolare, bisogna controllare il fuoco della collera e l’impulso verso i rapporti sessuali sregolati. Se un essere umano non controlla gli impulsi della lussuria, della collera e dell’avidità, perde il potere di comprendere la sua vera posizione. La vita umana è un’ottima opportunità per risolvere gli importanti problemi di nascita, morte, vecchia e malattia. Secondo il Visnu Purana (3.8.9)

varnasramacara-vata
purusena parah puman
visnur aradhyate pantha
nanyat tat-tosa-karanam

Ogni essere umano può ottenere la perfezione spirituale dedicando i frutti del suo dovere prescritto a Dio, la Persona Suprema, Visnu. Similmente, nella Bhagavad-gita (18.45), Sri Krsna affferma chiaramente: sve sve karmany abhiratah samsiddhim labhate narah. Non è necessario adottare una regola di vita monastica o vivere nella foresta come uno yogi; è possibile raggiungere la perfezione dedicando al Signore Supremo i propri doveri legati all’attività. Anche Bhaktivinoda Thakura ha detto: namasraya kari’ yatane tumi, thakaha apana kaje. Se una persona in tutta sincerità prende rifugio nei santi nomi di Krsna cantando Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, raggiungerà la perfezione spirituale compiendo le sue normali attività quotidiane. Sfortunatamente, se un essere umano trascura i principi regolatori della vita civile che proibiscono i rapporti sessuali illeciti, il consumo di carne, d’intossicanti e il gioco d’azzardo, sarà sicuramente sopraffatto dalle onde della lussuria e della collera; queste ricoprono completamente nell’essere vivente la coscienza della realtà della vita spirituale, e lo trascinano ad impegnarsi nella fantasmagoria del corpo materiale temporaneo. Krsna ha affermato nella Bhagavad-gita (3.39):

avrtam jnanam etena
jnanino nitya-vairina
kama-rupena kaunteya
duspurenanalena ca

“Così la coscienza pura dell’uomo viene ricoperta dal suo eterno nemico, che prende la forma della lussuria, insaziabile e ardente come il fuoco.” La parola tapah, “austerità”, indica qui che bisogna rimanere fedeli al proprio dovere prescritto senza lasciarsi prendere dall’impazienza o dalla sregolatezza a causa degli impulsi della lussuria, della collera e dell’avidità.
La parola titiksam, “tolleranza”, indica che il trascendentalista deve saper perdonare. Il mondo materiale è pieno di situazioni imbarazzanti e irritanti, e chi non coltiva accuratamente la tendenza a perdonare sarà contagiato da una mentalità vendicativa, estremamente pericolosa per la propria coscienza spirituale, Maunam, ossia “silenzio”, significa che non si devono fare discorsi frivoli o inutili, ma parlare invece di argomenti importanti per la vita umana, come il modo di tornare a Dio, nella nostra dimora originale. Rimanere in completo silenzio è sintomo di ignoranza: una pietra non parla perché manca di coscienza. Poiché ogni cosa materiale ha il suo corrispettivo spirituale, gli sastra vedici contengono raccomandazioni positive e negative. L’ingiunzione negativa riguardante i discordi ha il suo corrispettivo nell’ingiunzione positiva di parlare sempre di Krsna. satatam kirtayanto mam. Bisognerebbe sempre parlare di Dio, la Persona suprema, glorificando IL Suo santo nome. Alla Sua fama, i Suoi compagni, e così via. Anche lo Srimad-Bhagavatam insegna: srotavyah kirtitavyas ca dhyeyah pujyas ca nityada. Bisogna sempre fare di Dio, la Persona Suprema, Krsna, l’oggetto del nostro ascolto delle nostre lodi, della nostra meditazione e della nostra adorazione. Nel verso ventuno di questo capitolo troviamo, sabde pare ca nisnatam. Il maestro spirituale autentico è esperto nel sabde pare, nella vibrazione sonora trascendentale che descrive il mondo spirituale. Non si può rimanere artificialmente silenziosi, o mantenere vuota la mente, come auspicano gli stolti sostenitori di alcuni fantasiosi sistemi di meditazione e di yoga. Bisogna invece immergersi nel servizio d’amore a Krsna, ed essere così attratti dalle glorie di Krsna da non avere più un solo momento libero per parlare di assurdità. Questo è il significato del termine maunam.
Svadhyayam significa che bisogna studiare le Scritture vediche secondo la propria abilità individuale e anche insegnarle ad altri. La Bhagavad-gita afferma che il brahmana deve possedere le qualità di jnana e vijnana, la conoscenza delle Scritture e l’applicazione pratica e realizzata della conoscenza. Occorre studiare in particolare quei libri che accrescono in noi il desiderio di servire Dio, la Persona Suprema. Sua Divina Grazia Om Visnupada Paramahamsa Parivrajakacarya Astottara-sata Sri Srimad Bhaktivedanta Swami Prabhupada ha scritto in pochi anni una intera biblioteca di conoscenza trascendentale. Abbiamo visto praticamente che in tutto il mondo, ovunque sia stato applicato del principio di svadhyayam, lo studio vedico, a libri, quali lo Srimad-Bhagavatam, la Bhagavad-gita così com’è, la Caitanya-caritamrta e Il Nettare della Devozione, il lettore sincero ottiene il desiderio estatico di servire Dio, la Persona Suprema. Tutta l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna si sta espandendo nel mondo intero sulla base di questa letteratura trascendentale. Svadhyayam non indica una interpretazione speculativa o immaginaria delle Scritture religiose, e nemmeno consiglia la lettura di molti libri per accrescere il proprio falso prestigio facendosi passare per un progresso spirituale pratico nella conoscenza e nella rinuncia, come dimostrano i libri che ispirano un progresso spirituale pratico nella conoscenza e nella rinuncia, come dimostrano i libri di Srila Prabhupada.
Il termine arjavam indica la semplicità o la franchezza. Secondo Srila Sridhara Svami la parola svacchatam, “chiarezza, trasparenza”, è un sinonimo di franchezza. Senza una coscienza pura si finirà col ricorrere a molti metodi contorti. Franchezza non significa che bisogna insultare il prossimo in nome dell’onestà, ma piuttosto che si deve dire umilmente la verità. La parola brahmacaryam, “celibato”, può indicare sia la completa rinuncia alla compagnia delle donne sia il fatto di seguire con serietà i principi vedici della vita di famiglia, che regolano i rapporti sessuali allo scopo di procreare dei figli santi. Ahimsam indica che non bisogna servirsi della violenza contro alcun essere vivente, non proprio possibile praticare l’ahimsa, la non violenza. In ultima analisi, il mondo materiale è pieno di violenza, e le leggi della natura che impondono la vecchiaia, la malattia e la morte a tutte le creature viventi sono in se stesse impregnate di violenza. Se quindi, in un modo o nell’altro, riusciremo a convincere gli altri a sottomettersi a Krsna, e a liberarsi così dalle violente leggi della natura materiale, potremo di dire di aver raggiunto la perfezione dell’ahmsa.
Samatvam dvandva-samjnayoh indica che bisogna rimanere padroni di sé perfino quando si manifesta il turbamento causato dalle dualità materiali. Krsna afferma nella Bhagavad-gita (2.14):

matra-sparsas tu kaunteya
sitosna-sukha-suhkha-dah
agamapatyino ‘nityas
tams titiksasva bharata

“Effimeri, gioie e dolori vanno e vengono come l’estate e l’inverno, o figlio di Kunti. Sono dovuti all’incontro dei sensi con la materia, o discendente di Bharata, e bisogna imparare a tollerarli senza esserne disturbati. “

VERSO 25


sarvatratmesvaranviksam
kaivalyam aniketatam
vivikta-cira-vasanam
santona yena kenacit

Sarvatra: ovunque; atma: per il vero sé; isvara: e per Dio, la Persona Suprema; anviksam: la meditazione che consiste nel contemplare continuamente; kaivalyam: solitudine; aniketatam: senza avere dimora fisse; vivikta-ci-ra: pezzi di stoffa abbandonati in luoghi solitari; vasanam: indossando; santona: soddisfazione; yena kenacit: di qualsiasi cosa.

TRADUZIONE
Bisogna praticare la meditazione visualizzando costantemente se stessi come anime spirituali eterne e consapevoli, e contemplare il Signore come Colui che controlla ogni cosa. Per incrementare la propria meditazione bisogna viver in un luogo solitario e abbandonare il falso attaccamento per la casa e la proprietà. Rinunciando a ornare il corpo materiale temporaneo, bisogna vestirsi di stracci recuperati in luoghi solitari o con la corteccia degli alberi. In questo modo bisogna imparare a rimanere soddisfatti in qualsiasi situazione materiale.

SPIEGAZIONE
Kaivalyam, vivere in un luogo solitario, indica un luogo libero da disturbi materiali. Bisogna dunque vivere in compagnia dei Vaisnava, la cui meta comune consiste nel progredire nella coscienza di Krsna. Specialmente nel Kali-yuga, se si cerca l’isolamento fisico, è facile cadere nella degradazione o nella pazzia. Antiktatam significa che non bisogna lasciarsi inebriare dall’effimera soddisfazione della “dolce casa”, che può svanire ad ogni istante a causa di circostanze impreviste, determinate dalle nostre attività precedenti. In quest’era non è possibile in realtà vestirsi di corteccia d’albero nelle città moderne, né indossare soltanto brandelli di tessuto. In passato, la civiltà umana dava spazio anche a coloro che praticavano il tapasya, l’austerità tesa al progresso spirituale. In quest’era, invece, la necessità più impellente è la predicazione del messaggio della Bhagavad-gita in tutti gli strati della società umana. Perciò si raccomanda al Vaisnava di indossare abiti puliti e ordinati come si addice al corpo, in modo che le anime condizionate non provino spavento o repulsione di fronte alle severe austerità dei Vaisnava. Nel Kali-yuga le anime condizionate sono estremamente attaccate alla gratificazione materiale dei sensi, e non apprezzano affatto le grandi austerità, che sono considerate invece detestabili torture dalla carne. E’ ovviò che l’austerità costituisce un ingrediente importante per il progresso spirituale, ma l’esempio pratico stabilito da Srila Prabhupada nel diffondere con successo il movimento per la coscienza di Krsna, ci ha insegnato che tutte le cose materiali dovrebbero essere usate per attrarre le persone alla coscienza di Krsna. Può dunque accadere che i Vaisnava adottino talvolta abiti ordinari per servire il principio superiore della distribuzione della coscienza di Krsna. In ogni caso, bisogna imparare a rimanere soddisfatti in qualsiasi condizione materiale per prepararsi al momento della morte.
Secondo la Bhagavad-gita, al momento della morte il particolare livello di coscienza s sviluppato in questa vita ci trasporterà verso la nostra condizione futura. La vita umana deve dunque essere considerata una specie di tirocinio per imparare a fissare bene la propria mente sulla Verità Assoluta durante la difficile prova della morta.

VERSO 26


sraddham bhagavate sastre
‘nindam anyatra capi hi mano-vak-karma-dandam ca
satyam sama-damav api

Sraddham: fede; bhagavate: in relazione al Signore Supremo; sastre: nelle Scritture; anindam: senza bestemmiare; anyatra: altri; ca: anche; api hi: in verità; manah: della mente, vak: la parola; karma: e le proprie attività: dandam: stretto controllo; ca: e; satyam: veridicità; sama: controllo della mente; damau: e dei sensi esterni; api: anche.

TRADUZIONE
Si deve credere fermamente che otterremo il pieno successo della vita seguendo quelle Scritture che descrivono le glorie di Dio, la Persona Suprema, Bhagavan, evitando contemporaneamente di bestemmiare contro le atre Scritture. E’ necessario inoltre controllare con cura la propria mente, le parole e le attività del corpo, dire sempre la verità, e donare pienamente i sensi e la mente.

SPIEGAZIONE
La Caitanya-caritamrta (Madhya 22.62) ci fornisce la seguente definizione di sraddha, la fede.

‘sraddha-sabde – visvasa kahe sudradha niscaya
Krsna bhakti kaile sarva-karma krta haya

“Offrendo un servizio d’amore trascendentale a Krsna, si compiono automaticamente tutte le altre attività ausiliarie. Questa fede sicura e fiduciosa, favorevole all’esecuzione del servizio devozionale, è chiamata sraddha.” Il devoto deve avere fiducia che otterrà facilmente ogni conoscenza, e la perfezione della vita, eseguendo ciò che è raccomandato nel bhagavata-sastra, ossia nelle Scritture vediche che descrivono più direttamente il servizio devozionale a Dio, la Persona Suprema.
Secondo Srila Visvanatha Cakravarti Thakura, mano-vak-kaya-dandam. Lo stretto controllo delle attività della mente, della parola e del corpo, significa manasa-vacika-kayika-vikarma-rahityam; in altre parole, bisogna abbandonare accuratamente ogni attività illecita, che sia compiuta col corpo, con la parola o la mente. Come ha più volte rilevato Srila Prabhupada, controllare i sensi non significa fermare le attività sensoriali, diventando simili a corpi senza vita, ma piuttosto impegnare le attività del corpo, della parola e della mente al servizio di Krsna. Srila Rupa Gosvami ha affermato:

iha yasya harer dasye
karmana manasa gira
nikhilasv apy avasthasu
jivan-muktah sa ucyate

“Una persona che agisce nella coscienza di Krsna, nel servizio a Krsna, col corpo, l’intelligenza e le parole, è una persona liberata, perfino all’interno di questo mondo materiale, benché si trovi impegnato in numerose attività che potrebbero apparire materiali. “ (bhakti-rasamrta-sindhu 1.2.187) In questo modo è possibile ottenere vikarma-rahityam, la libertà dalle azioni illecite e non autorizzate, impegnando i propri sensi, la mente, l’intelligenza e la parola per ventiquattr’ore al giorno nel servizio di Krsna. Nella bhagavad-gita Sri Krsna afferma che soltanto quegli esseri virtuosi che sono vikarma-rahita, completamente liberi dal peccato, possono ottenere la libertà dal dualismo illusorio della natura materiale (samatvam dvandva-samjnayoh) Il Signore dice.

yesam tv anta-gatam papam
banana punya-karmanam
te dvandva-moha-nirmukta
bhajante mam drdha-vratah

“Le persone che furono virtuose nelle loro vite passate, in questa vita, le cui attività colpevoli sono state completamente sradicate, e sono libere dalla dualità dell’illusione, si impegnano al mio servizio con determinazione.” (B.g. 7.28) Nel suo commento a questo verso Sua Divina Grazia Srila Prabhupada scrive: “Coloro che sono degni di essere elevati alla posizione trascendentale sono citati in questo verso. Per coloro che vivono nel peccato, che sono atei, sciocchi e ipocriti, è estremamente difficile trascendere la dualità del desiderio e dell’avversione.


Lo Yoga della Bhagavad-gita
Di Satyaraja Dasa

Sri Krsna nel presentare le principali forme di yoga, stabilisce una gerarchia, dicendo chiaramente qual è quella superiore a tutte.

L’articolo relativo alla copertina del 23 aprile della rivista Time metteva in rilievo la scienza dello yoga Riferiva che “quindici milioni di Americani praticano alcune forme di yoga per mantenersi in buona salute – il doppio di cinque anni fa.” Tuttavia c’è da chiedersi quanti dei quindici milioni tragga dallo yoga i vantaggi che dovrebbe. La super modella Christy Turlington, la cui foto appariva sulla copertina come un’entusiasta cultrice, affermava: “Alcuni miei amici vogliono semplicemente fare un po’ di yoga.” Patricia Walden, una famosa istruttrice di yoga che ha fatto fortuna con la produzione di corsi video, risponde a quello che molti considererebbero un approccio superficiale allo yoga: “Se s’inizia a praticare lo yoga per queste ragioni, bene, ma la maggior parte delle persone vanno oltre e si rendono conto che c’è molto, molto di più“
Ma se ne rendono conto?
La triste verità è che la maggior parte delle persone non studiano la Bhagavad-gita, considerata tradizionalmente uno yoga-sutra, un trattato sullo yoga. Almeno nei paesi occidentali, aspiranti yogi, spaventati dalla terminologia sanscrita della Gita, hanno messo il libro da una parte rimandandone lo studio. Al di là di questo comportamento non giustificabile, consideriamo gli insegnamenti della Gita sullo yoga e vedremo perché per secoli è stata ed è ancora considerata tra i più importanti libri di testo sull’argomento. Fin dall’inizio si dovrebbe notare che la parola yoga si riferisce a “unione con Dio”. Ciò comporta che qualsiasi approccio genuino allo yoga dovrebbe implicare la ricerca spirituale, per quanto varia possa essere tale ricerca. Per esempio nei primi versi del terzo capitolo della Gita, Sri Krsna introduce due forme di spiritualità che possono essere identificate con lo yoga: la vita contemplativa e quella attiva. Gli abitanti dell’India al tempo della Gita si dedicavano a severi atti di rinuncia. Aspiranti spiritualisti di quel tempo pensavano che solo liberandosi dal fardello della vita materiale attiva ci si potesse avvicinare alla vita dello spirito. La Gita cerca di correggere questa visione errata. Partendo dalla dottrina di nivrtti, la negazione, così diffusa nell’antica India, la amplia con l’azione spirituale positiva. Allora Krsna (che è conosciuto anche come Yogesvara o “il Maestro dello Yoga mistico”) insegna ad Arjuna non tanto la rinuncia all’azione, quanto la rinuncia nell’azione. Nella successiva terminologia Vaisnava questa è la famosa yuktavairagya o “rinuncia al mondo agendo per il Supremo”. Krsna accetta ambedue le forme di rinuncia, ma descrive la forma attiva come la più pratica ed anche la più efficace.
Qualsiasi forma o approccio si scelga, dice Krsna, il distacco dagli oggetti dei sensi è obbligatorio. La differenza allora consiste solo nel personale coinvolgimento con il mondo esterno. Krsna afferma che lo yoga contemplativo o inattivo è difficile perché la mente può diventare irrequieta o distratta. Egli raccomanda la forma attiva di yoga, che chiama karma-yoga. Questa via è più sicura, Egli dice, perché sebbene sia necessario impegnarsi per ottenere la concentrazione mentale con l’uso di varie tecniche di meditazione, l‘impegno pratico nel mondo materiale favorisce questo processo.
Krsna nel sesto capitolo espone dettagliatamente come realizzare il kara-yoga, enfatizzando nuovamente la sua superiorità rispetto alla semplice rinuncia e alla filosofia:
Colui che non è attaccato al frutto delle sue attività e agisce con senso del dovere è situato nell’ordine di rinuncia ed il vero mistico, non colui che non accende il fuoco e non compie alcun dovere. O figlio di Pandu, devi sapere che ciò che è definito rinuncia non è diverso dallo yoga, ossia dall’unione col Supremo; infatti non è possibile diventare uno yogi senza rinunciare al desiderio per la gratificazione dei sensi. (6.1-2)
Questa istruzione di Krsna è particolarmente utile oggi per noi che viviamo nel mondo occidentale. Egli dice che non è necessario che andiamo a vivere in una foresta a contemplare il nostro ombelico. Infatti Egli dice che questi sforzi con moltissima probabilità falliranno per la maggior parte di noi. Invece possiamo ottenere l’obiettivo dello yoga imparando l’arte dell’”azione con distacco”, uno dei principali insegnamenti della Gita. Krsna illustrerà quest’arte ad Arjuna e, per estensione, a tutti noi. La Gita insegna com’è possibile, in termini moderni, essere nel mondo ma non del mondo.


MEDITAZIONE:
CONTROLLO DELLA MENTE

Krsna spiega che entrambi i metodi dello yoga, sia quello attivo, cominciano con l’imparare a controllare lamenta e questo è essenzialmente dhyana o meditazione:
Quando lo yogi giunge a disciplinare le attività della mente con la pratica dello yoga e, libero da ogni desiderio materiale, si situa nella trascendenza, è considerato ben stabilito nello yoga. Come una fiamma al riparo dal vento non oscilla, così lo spiritualista che controlla la mente resta sempre fisso nella sua meditazione sul sé trascendentale. (6.18-19)

Questo tipo di meditazione, ammette Krsna, è difficile, ma nono si può realizzare con ardui sforzi:

E’ indubbiamente molto difficile dominare la mente irrequieta; tuttavia è possibile con la pratica adatta e con il distacco. Per chi non ha il controllo della mente la realizzazione spirituale sarà un’impresa difficile, ma per chi domina la mente e si sforza in modo appropriato il successo è sicuro. Questa è la Mia opinione. (6.35-36)

Dal verso decimo al quattordicesimo del sesto capitolo, Krsna espone in dettaglio i “modi appropriati” e noi cominciamo a vedere quanto sia realmente difficile compiere questo tipo di meditazione.
Lo yogi deve imparare a meditare continuamente, senza interruzione, in perfetta solitudine. Libero dai desideri di possesso, lo yogi deve controllare completamente la mente. Deve prepararsi un posto per sedere in un luogo pulito, né troppo alto, né troppo basso, ricoperto da un panno, da una pelle di antilope e da erba kusa. Deve sedere in questo posto speciale, dice la Gita, ed imparare a fissare la mente su un solo punto, eliminando tutti i pensieri estranei o il richiamo dei sensi. Lo yogi dovrebbe praticare questa meditazione esclusivamente per la propria purificazione – senza nessun’altra motivazione. Mantenendo ferma la base del corpo, con il collo e la testa eretti, guardando soltanto la punta del naso deve essere tranquillo, senza paura e al di sopra di ogni desiderio di piacere. Deve sedere in questo modo, controllando la mente, pensando soltanto a Dio, dice Krsna, pienamente assorto nel Supremo.
Krsna chiama questo metodo raja-yoga, perché era praticato da grandi re (raja) dei tempi passati. Il cuore di questo sistema è il controllo del respiro (pranayama), che serve a controllare l’energia (prana) nel corpo. Il controllo del respiro, insieme a complicate posizioni sedute (asana) era un mezzo efficace per calmare le proprie passioni, controllare i desideri del corpo e concentrarsi sul Supremo.
Ciò nonostante, questa forma contemplativa di yoga, esposta sistematicamente nello yoga-sutra di Patanjali ed oggi popolare come hatha-yoga è troppo difficile per la maggior parte delle persone, e s’impegnano ad eseguirlo in modo appropriato. Krsna lo dice direttamente alla fine del sesto capitolo. Inoltre Egli raccomanda di unire parti dello yoga contemplativo con o yoga dell’azione o karma-yoga e per la maggior parte dei lettori della Gita questo può creare confusione. Che cosa raccomanda in realtà – la forma austera di sedere in modo corretto e meditare oppure l’azione in perfetta coscienza? La Gita consiglia l’hatha-yoga oppure no? Il più sacro dei testi accetta il percorso contemplativo oppure dice che ci si deve avvicinare al Supremo attraverso l’azione?
In realtà, lo stesso Arjuna si mostra confuso in due capitoli della Gita: Krsna lo consiglia di rinunciare al mondo, si domanda Arjuna, o gli sta chiedendo di agire in coscienza di Krsna?
Una completa lettura della Gita: Krsna lo consiglia di rinunciare al mondo, si domanda Arjuna, o gli sta chiedendo di agire in coscienza di Krsna?
Una completa lettura della Gita mette in luce una sequenza gerarchica, una scala dello yoga in cui si comincia studiando il soggetto dello yoga insieme ad alcuni importanti argomenti – questo è detto abhyasa-yoga o devozione per il Supremo. Tutti gli stadi intermedi – e ce ne sono molti – sono assai complessi e a questo punto la maggior parte dei moderni occidentali che praticano lo yoga trovano difficoltà nello studio della Gita.


STADI DELLO YOGA

E’ legittimo sollevare il problema del perché i due approcci allo yoga – quello contemplativo e quello attivo (con tutti i loro corollari) – sembrino scambievoli tra loro in una parte della Gita ed invece costituire una gerarchia in un’altra. La risposta si trova nell’uso della terminologia yoga della Gita che può portare nuovamente confusione. L’intero argomento diventa più facile da capire se si tiene presente che la Gita usa parole differenti per yoga che in realtà si riferiscono alla stessa cosa: i diversi sistemi yoga sono tutte forme di bhakti-yoga, quando, nella mente del praticante, si dà la precedenza alla prima parola delle due unite da trattino. Nel karma-yoga si vuole compiere attività (karma) e si è attaccati ad un particolare tipo di attività, ma si vuole fare questo per Krsna. Karma viene prima e yoga dopo, ma poiché l’attività è diretta al Signore può essere chiamata karma-yoga invece che semplicemente karma. Lo stesso principio può essere applicato a tutti gli atri sistemi di yoga. Bhakti, la prima parola delle due unite da trattino in bhakti-yoga, significa amore devozionale. In amore, si diventa altruisti e quindi, invece di dare precedenza ai propri desideri, si considera innanzi tutto la persona amata. Così la seconda parte della parola comporta (yoga) diventa anch’essa preminente – l’unione con il Signore ha la precedenza su quello che l’individuo desidera. Il primo e il secondo termine della parola composta diventano tutt’uno. Vero amore (bhakti) significa unione completa (yoga). Questo fa del bhakti-yoga la perfezione del processo del yoga.
Karma-yoga pone l’accento sull’attività (karma) per il Supremo, jnana-yoga sulla concentrazione della propria conoscenza (jnana) del Supremo, dhyana-yoga comporta la contemplazione (dhyana) del Supremo, buddhi-yoga consiste nel dirigere l’intelligenza (buddhi) verso il Supremo e bhakti-yoga – la perfezione di tutti gli yoga – si ha quando si pone l’accento sulla devozione (bhakti) in relazione al Supremo. Il principio fondamentale dello yoga, in qualsiasi forma, è di dirigere la propria attività verso l’unione con Dio.


SALIRE LA SCALA

Possiamo innanzi tutto, allora, osservare che la Gita accetta tutte le forme tradizionali di yoga come legittime, affermando che sono tutte focalizzate sull’unione con il Supremo. Tuttavia anche la Gita fissa una gerarchia: prima vengono lo studio, la comprensione e la meditazione (jnana-yoga). Queste conducono ad una profonda riflessione filosofica ed infine alla saggezza che culmina nella rinuncia (sannyasa-yoga) La rinuncia porta all’uso appropriato dell’intelligenza (buddhi-yoga) poi al karma-yoga ed infine al bhakti-yoga.
Tutto questo comporta un complesso sviluppo interiore che comincia con la comprensione della natura temporanea del mondo materiale e della dualità. Realizzando che il mondo materiale è destinato a cessare di esistere e che tutte le nascite portano troppo rapidamente alla morte, l’aspirante yogi comincia a praticare la rinuncia esterna e gradualmente quella interiore, che, in definitiva, comporta di porre fine al desiderio per i frutti della propria attività (karma-phala-tyaga) e di compiere l’attività stessa come un’offerta a Dio (bhafavad-artha-karma). Questo metodo dell’azione con distacco (karma-yoga) conduce alla “perfezione dell’inazione” (naiskarmya-siddhi) o libertà dal legame delle attività. Si diventa liberi da questo legame perché s’impara ad agire piuttosto da semplici “agenti” che da “goditori” – s’impara a lavorare per il Signore, per Suo conto. Questo è l’insegnamento essenziale della Gita, nelle cui pagine Krsna conduce. Arjuna (e ciascuno di noi) attraverso ogni stadio del processo yoga.


IL PUNTO CULMINANTE

Tutto il sesto capitolo della Gita tratta del rifiuto da parte di Arjuna dello yoga convenzionale. Egli lo definisce non pratico e “troppo difficile da compiere”, come certamente è nell’era attuale caratterizzata dalla distrazione e dalla degradazione (conosciuta come Kali-yuga). Poiché il fine dello yoga è ricollegarsi a Dio, il bhakti-yoga li supera tutti. D’accordo con Krsna, Arjuna è il migliore degli yogi perché è devoto del Signore Supremo. Krsna dice direttamente al Suo devoto: “E tra tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me, pensa a Me e Mi offre il suo servizio con amore e devozione e il più intimamente unito a Me nello yoga ed è il più elevato di tutti.”
Questo ci riporta alla definizione fondamentale della parola yoga. La parola viene dalla radice sanscrita yuj, che significa “collegarsi con , associarsi”. Nel significato è simile a religio, la radice latina della parola religione, che significa “collegarsi”. Religione e yoga, quindi, hanno lo stesso obiettivo: collegarsi o unirsi con Dio. Questo, di nuovo, è lo scopo essenziale del processo yoga e la meta a cui la Gita spera di portare i suoi lettori.

Satyaraja Dasa è un discepolo di Srila Prabhupada e collabora regolarmente a Back to Godhead. Ha scritto diversi libri sulla coscienza di Krsna di cui il più recente è Gita on the Green: The Mystical Tradition Behind Bagger Vance. Vive con sua moglie a New York City.



PELLEGRINAGGI

Trenta giorni nella terra di Krsna

Negli angoli remoti di Vrndavana, i pellegrini scoprono luoghi poco noti dei passatempi di Krsna e possono vedere più chiaramente nei loro cuori.

di Lokanath Swami

I parikrama di Vraja Mandala è un pellegrinaggio a piedi attraverso la terra di Vraja o Mathura, il distretto dell’India settentrionale dove Sri Krsna apparve cinquemila anni fa. I devoti percorrono a piedi l’intero percorso del parikrama, fermandosi nei luoghi dove Krsna compì i suoi passatempi. Il parikrama di Vraja Mandala può essere considerato pada-sevanam (servire i piedi di loto di Sri Krsna), una delle nove forme di servizio devozionale.
All’interno di Mathura, il fiume Yamuna e le dodici foreste di Vrndavana costituiscono il palcoscenico per la divina rappresentazione dei passatempi trascendentali di Radha e Krsna. Sri Krsna presiede alle sette foreste sulla riva occidentale della Yamuna: Madhyvan, Talavan, Kumudavan, Ghaulavan, Vrndavana, Kamyavan, Khadiravan e il Signore Balarama alle cinque foreste che decorano la riva orientale: Bhadravan, Bhadravan e Mahavan. Queste dodici meravigliose foreste costituiscono i più importanti luoghi di pellegrinaggio.
Il Signore Caitanya Mahaprabhu, la Suprema Personalità di Dio stesso, dette l’esempio percorrendo le dodici foreste di Vrndavana. Mentre il Signore Caitanya compiva il parikrama i residenti dicevano: “Chi dice che Egli è un sannyasi? Egli è Krsna stesso che appare con quegli abiti e quella forma. Eccone la dimostrazione. Differenti tipi di uccelli vengono tutti per il Suo darsana. I cuculi e i pappagalli Gli si rivolgono gioiosamente come a Krsna e i pavoni danzano esultanti. Guarda il meraviglioso fiorire degli alberi! O fratello, guarda le piante rampicanti che lasciano cadere cascate di fiori su questa persona, che è vestita come un sannyasi. I cervi si avvicinano a Lui e fissano il Suo viso. Tutte le mucche arrivano correndo da ogni parte con le code alzate ed anch’esse guardano il Suo viso. Dalle lacrime di estasi che cadono dagli occhi di queste creature possiamo capire che Lo stanno incontrando dopo un lungo periodo di tempo”. (Dal libro Mathura Mandala Parikrama, basato sul Bhakti Ratnakara di Narahari Cakravarti Thakura).
I sei Gosvami ed altri associati del Signore Caitanya, come pure migliaia di fedeli nella Sua linea (Gaudiya Vaisnava) attraverso i secoli hanno percorso con entusiasmo il parikrama di Vraja Mandala, una gioiosa forma di servizio devozionale. Nell’ottobre del 1932, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, il maestro spirituale di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, guidò un gruppo di più di diecimila discepoli ed altri pellegrini in un parikrama, durato un mese, dei sacri luoghi di Vrndavana. Fu uno dei più grandiosi parikrama mai visti a Vrndavana. Srila Prabhupada, allora uomo sposato che viveva ad Allahabad, si recò a Vrndavana allo scopo d’incontrare Bhaktisiddhanta Sarasvati nella speranza di potersi unire al gruppo del parikrama. “Non ero iniziato al tempo del parikrama”, ricordava Srila Prabhupada, “ma avevo moltissima ammirazione per i seguaci della Gaudiya Math. Erano molto gentili con me, così pensai: ‘Cosa fanno queste persone in questo parikrama? Voglio andarci.’ Così li incontrai a Kosi.”
Oggi numerosi gruppi di devoti provenienti da differenti parti dell’India fanno ancora il padayatra (festival a piedi) di Vraja Mandala per vedere e sentir parlare dei luoghi dei passatempi di Krsna. Tutti gli anni durante il mese di Kartika (ottobre-novembre), i devoti di Krsna provano l’estasi di girare intorno a Sri Vrndavana Dhama. Oltre ad essere un meraviglioso modo di vedere e servire la terra trascendentale di Krsna, il parikrama di Vraja Mandala purifica la coscienza di ognuno.
Srila Rupa Gosvami ha descritto Vraja: “Ricordo il Signore in piedi sulle rive del fiume Yamuna, bellissimo in mezzo agli alberi kadamba, dove molti uccelli cinguettano nei giardini. E questi ricordi mi danno sempre realizzazioni trascendentali di bellezza e di gioia.” Anche i non devoti possono provare la gioia descritta da Rupa Gosvami. I luoghi compresi nei circa duecento chilometri quadrati del distretto di Mathura e Vrndavana sono situati in modo così meraviglioso sulle rive della Yamuna che chiunque vi si reca non vorrebbe più tornare in questo mondo materiale.


VITA SEMPLICE E SANTA

Ci alziamo prima del sorgere del sole e a piedi attraversiamo colline e valli, viaggiando nell’interno di Vrndavana. Piccoli villaggi lontani punteggiano il nostro cammino. La vita nei villaggi è semplice ed austera, ma gli abitanti sono cordiali e generosi. Ogni qualvolta ci fermiamo ci offrono acqua fresca, latticello e fumanti roti di farina integrale (chapati o pane azzimo).
Mentre attraversiamo dei campi coltivati, una mandria di buoi e un asino carico di paglia procedono lentamente oltrepassando delle risaie dove ci sono uccelli esotici, Il richiamo del cucù, il tubare delle tortore e il maha-mantra Hare Krsna si mescolano. Alcuni devoti si tengono in fondo alla fila del gruppo del kirtana cantando silenziosamente il japa sulla corona. La mattina è tranquilla e la soffice sabbia del sentiero accarezza i nostri piedi. Quando entriamo a Madhuban, i bambini ci saltano intorno e i loro occhi brillano di gioia. Il kirtana risuona oltre i muri di fango e attraversa le strette vie. Il brahmana del villaggio ci saluta, un vecchio uomo saggio dagli occhi felici e con la barba ispida. Ci spruzza addosso dell’acqua santa. Le case di sterco di mucca profumano di fresco e di pulito. In un cortile ben pulito, bambini con archi e frecce imitano Sita, Rama, Laksmana e Hanuman. Gli abitanti del villaggio c’invitano nelle loro case per mangiare o bere qualcosa.
Mentre alcuni devoti si riposano o leggono, altri si addentrano nel villaggio per osservare più da vicino la vita dei residenti locali (Vrajabasi). Alcuni devoti fanno un bagno in un laghetto per rinfrescarsi, mentre altri si lavano la biancheria. Raggruppati intorno alla pompa dell’acqua del villaggio, osserviamo i bambini che con destrezza riempiono i recipienti per l’acqua. E’ una scena affollata. Improvvisamente un ragazzino e sua madre si avvicinano al pozzo. Il ragazzo si fa strada attraverso la folla ed afferra il braccio della pompa. Pensiamo che egli sia adirato perché stiamo usando la “sua” pompa, invece con un sorriso contagioso comincia a pompare acqua per tutti.


TEMPO PER PENSARE

La maggior parte dei devoti che visitano Vrndavana non riescono mai a conoscere Vraja in questo modo. Un devoto commenta: “Se non cammini a peidi, perdi il novanta per cento di Vraja.” Di solito a Vrndavana tendiamo a sentirci turisti trascendentali che prendono l’autobus per recarsi nei luoghi santi, ma visitare Vraja a piedi ci lascia più tempo per pensare e scoprire la nostra vera identità.
Visitiamo la foresta di Talavan, dove il Signore Balarama uccise Dhenukasura. Nel villaggio di Etarsi, visitiamo il tempio dove risiedono le divinità di Balarama e della Sua eterna consorte Revati, così belle da togliere il fiato. Un albero tala si erge proprio all’internod el complesso del tempio, E’ tradizione compiere il parikrama a piedi nudi e noi facciamo del nostro meglio per seguire l’esempio delle persone sante che vi hanno camminato prima di noi. A volte piccole spine ci pungono i piedi e ci fanno ricordare le austerità di Dhruva Maharaja al cui confronto le nostre sono insignificanti. Il parikrama di Vraja Mandala elimina una delle nostre presunzioni. Possiamo avere una posizione elevata in questo mondo, ma le spine non fanno distinzione. Prima che diventi troppo caldo ci arrampichiamo sulla vetta del monte Kedarnath. Una scala di peitra di 270 scalini scavata sul fianco della montagna ci conduce al tempio del Signore Siva. IL tempio è una grotta naturale, il cui aggetto somiglia alle teste a forma di cappuccio di un serpente con molte teste. Dalla cima della collina vediamo un panorama unico delle pianure di Vraja, che si stendono tutto intorno a noi per circa venti chilometri. Mentre il nostro sguardo erra su quella distesa di terra santa. Meditiamo ascoltando i passatempi di Krsna a Vrndavana.


LE ORME DI KRSNA

Nelle prime ore del pomeriggio, imbocchiamo una strada asfaltata per una passeggiata che sembra non finire mai verso Caran Pahari. Qui, Krsna avrebbe suonato il Suo flauto facendo sciogliere le rocce con una melodia commovente. Le rocce trattennero le orme di Krsn. Corriamo desiderosi di vederle e di spargere sulle nostre teste la polvere di queste impronte di cinquemila anni fa. Preghiamo che i nostri cuori di pietra si sciolgano anch’essi in risposta al richiamo di Krna. Facciamo il bagno nei laghetti dove Krsna svolse i Suoi giochi nell’acqua e c’immergimao nel fiume Yamuna dove Egli compì innumerevoli passatempi. Ci sentiamo come se lo stessimo seguendo intorno a Vraja. Se potessimo restare sulle Sue tracce potremmo superare anche gli ultimi attaccamenti materiali e raggiungerLo. Durante il parikrama possiamo avere un’idea del sentimento di separazione da Krsna, mentre percorriamo le foreste di Vrndavana. Il parikrama ispira apprezzamento per i sentimenti devozionali perfino nel cuore di und evoto neofita.
Finalmente scorgiamo la città di Mathura ergersi sulle pianure di Vraja come un antico regno medioevale. Ce l’abbiamo fatta! Duecentosettanta chilometri in trenta giorni. Un sentimento di soddisfazione e di esaltazione molto forte nasce nei nostri cuori. I nostro aprikrama di Vraja Mandala è quasi finito e il nostro cammino sul sentiero che porta a Dio è diventato più breve.
Un altro ponte che attraversa la Yamuna ci riporta a Mathura. Il kirtanan risuona negli affollati vicoli della città. Facciamo il nostro ultimo bagno a Vishrama Ghat. Il parikrama di Vraja Mandala è una prova perfetta della salute spirituale di una persona. Nell’atmosfera pura della terra del Signore, le nostre impurità spiccano chiaramente come macchie nere su un telo bianco. Qui comprendiamo quanto percorso abbiamo fatto nella nostra vita spirituale e quanto ancora dobbiamo farne. Tuttavia, questo è incoraggiante perché fa aumentare il nostro desiderio di purificarci per poter un giorno essere qualificati per risiedere eternamente a Vrndavana.

Lokanath Swami è il direttore per tutto il mondo dei Padayatra (“pellegrinaggi a piedi”) ISKCON e l’autore di un libro pubblicato recentemente Kumbha: Il Festival dell’Immortalità. Coordina il parikrama di Vraja Mandala dal 1987.


REPLICA DEL MONDO SPIRITUALE

Nel mondo spirituale di Vrndavana le case sono fatte di pietre filosofali, le mucche sono mucche surabhi e danno latte in abbondanza, e gli alberi sono alberi dei desideri perché soddisfano ogni desiderio. A Vrndavana Krsna porta al pascolo le mucche surabhi ed è adorato da migliaia e migliaia di gopi, di pastorelle, che sono tutte dee della fortuna. Quando Krsna discende nel mondo materiale, questa stessa Vrndavana discende con Lui, proprio come il seguito accompagna un personaggio importante. Quando Krsna discende, discende anche la Sua terra, perciò Vrndavana non è considerata parte del mondo materiale. Per questa ragione i devoti prendono rifugio a Vrndavana in India, che è considerata una replica della Vrndavana originale
-Introduzione a Gli insegnamenti di Sri Caitanya, di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada



CALENDARIO VAISNAVA
Festività, Ricorrenze, Celebrazioni

ANNO 2001 – Gaurabda 515


PURUSOTTAMA-ADHIKA MASA
Dal 15 Settembre al 16 Ottobre

13 Ottobre. Sabato: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
14 Ottobre. Domenica: Trayodasi, si interrompe il digiuno dalle 07:28 alle 11:10.


PADMANABHA MASA
Dal 17 Ottobre al 31 Ottobre

26 Ottobre. Venerdì: Ramacandra Vijayotsava, Apparizione di Sri Madhvacarya.
27 Ottobre. Sabato: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
28 Ottobre. Domenica: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 08:07 alle 11:14. Scomparsa di Srila Raghunatha Dasa Gosvami. Scomparsa di Srila Raghunatha Bhatta Gosvami. Scomparsa di Srila Raghunatha Dasa Gosvami. Sdomparsa di Srila Krsnadasa Kaviraja Gosvami.
31 Ottobre. Mercoledì: Sri Krsna Saradiya Rasayatra. Scomparsa di Sri Murari Gupta.

Inizia il quarto mese di Caturmasya, digiuno di urad dahl.


DAMODARA MASA
Dal 1 Novembre al 30 Novembre

5 Novembre. Lunedì: Scomparsa di Srila Narottama Dasa Thakura.
8 Novembre. Giovedì: Apparizione del Radha Kunda.
9 Novembre. Venerdì: Apparizione di Virabhadra.
11 Novembre. Domenica: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
12 Novmebre. Lunedì: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 07:05 alle 10:21.
15 Novembre. Giovedì: Apparizione di Sri Rasikananda.
16 Novembre. Venerdì: Festa della collina Govardhana, Go Puja, Scomparsa di Sri Vasudeva Ghosh.
18 Novembre. Domenica: Scomparsa di Srial Prabhupada, digiuno fino a mezzogiorno.
23 Novembre. Venerdì: Scomparsa di Sri Gadadhara Dasa Gosvami, di Sri Dhananijaya Pandita, e di Sri Srinivasa Acarya.
26 Novembre. Martedì: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 07:24 alle 10:30.
29 Novembre. Giovedì: Scomparsa di Sri Bhugarbha Gosvami e di Sri Kasisvara Pandita.
30 Novembre. Venerdì: Matrimonio fra Tulasi e Saligrama. Ricorre la Rasa-lila. Apparizione di Sri Nimbarkacarya.